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Quella magia chiamata giornale... A Messina una tesi su Gazzetta del Sud

Un modello di “lean and green manifacturing”, raccontato con passione Dall’area preparazione alle lastre e rotative, fino alle... prime copie

«Ho assistito personalmente allo spettacolo degli impianti in funzione che danno vita al giornale, quando allo scoccare della mezzanotte, inizia la magia... Ma facciamo un passo indietro. Tutto inizia molto prima, in tipografia...». Comincia così, con la passione di chi ha visto tutto dal di dentro, il capitolo dedicato al ciclo produttivo «del quotidiano Gazzetta del Sud» della tesi di Giulia Celesti, studentessa del Dipartimento di Economia dell’Università di Messina, laureatasi brillantemente proprio in questi giorni, con relatore il prof. Giuseppe Ioppolo. È la prima tesi di laurea che approfondisce gli aspetti industriali di “Gazzetta del Sud” indicata come caso emblematico di “Lean and green Manufacturing”.

L’approfondito studio della neodottoressa prende le mosse dalla nascita della produzione snella, la cosiddetta “lean production”, disegna un orizzonte internazionale dove si sono evoluti i concetti di “lean enterprise”, fabbrica digitale, eliminazione degli sprechi, visione per processi, “supply network”, “job instruction method”. Poi, un capitolo incentrato sulla storia della stampa, per arrivare in via Uberto Bonino, anzi prima in via XXIV Maggio, dove tutto ebbe inizio, il 13 aprile del 1952 (l’anno prossimo saranno 70 anni...) grazie alla scommessa di un imprenditore lungimirante e visionario venuto dalla Liguria, il cavalier Bonino.

«Il caso della Gazzetta del Sud – spiega Giulia Celesti – è stato scelto e utilizzato perché fulgido esempio di applicazione di “lean and green production” all’interno di un’impresa manifatturiera... Questa è una storia di grandi uomini visionari, ma al contempo concreti, e di progetti realizzati, è un’esaltante avventura professionale e imprenditoriale... Bonino scelse come direttore Gino Bruti, seguito da Michele Torre, Lino Amendolia, Orsino Orsini, Sergio Pacini», fino ad arrivare a Nino Calarco, «il direttore più longevo d’Italia» e a Gianni Morgante, «l’uomo che seppe portare avanti, ampliandoli, i progetti di Uberto Bonino».

Il primo numero del giornale – ricorda la neodottoressa – aveva 8 pagine, costava 25 lire e tirava 10mila copie stampate con una “Buhler”, roto-piana acquistata in Svizzera. Tutto cominciò da lì. E il filo di questa storia appassionante si è dipanato nei decenni, fino alle nuove sfide tecnologiche.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

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