Messina

Lunedì 25 Novembre 2024

Università, il Censis piazza Messina all'ultimo posto. La replica del Rettore: "A causa dell'Ersu"

Ultimo tra i grandi Atenei statali italiani. La classifica Censis 2021 non arride all’Università di Messina, che si classifica al diciassettesimo posto (su 17), dietro Perugia, Salerno, Pavia, Calabria, Venezia Ca Foscari, Parma, Milano Bicocca, Cagliari, Modena-Reggio Emilia, Verona, Roma Tor Vergata, Genova, Ferrara, Bergamo, Campania Vanvitelli, Roma Tre, Catania, Chieti-Pescara. Basata su 64 graduatorie, con criteri che spaziano dalla valutazione delle strutture disponibili ai servizi erogati, dal livello di internazionalizzazione e dell’occupabilità alla comunicazione, la “fotografia” del Censis può prestarsi a vari giudizi e interpretazioni. In ogni caso, il report ha delineato un sistema universitario nazionale che, «riorganizzando le attività e rimodulando la didattica, ha contrasto con successo l’onda d’urto dell’emergenza pandemica e vede nel complesso rafforzata la propria attrattività nei confronti dei giovani che, al completamento dell’istruzione secondaria, decidono di proseguire il proprio percorso di studi». La temuta contrazione delle iscrizioni non è avvenuta, «probabilmente grazie anche alle misure previste dal Decreto Rilancio del 2020, tra cui si annoverano gli stanziamenti addizionali per il diritto allo studio, l’allargamento della “no tax area” e la riduzione delle tasse per gli studenti appartenenti alle fasce sociali più basse». Si è registrata complessivamente una crescita delle immatricolazioni pari al 4,4 per cento, confermando un trend positivo da sette anni consecutivi. E il rettore Salvatore Cuzzocrea è obiettivo nella sua valutazione complessiva: «Ogni classifica va rispettata e diventa uno strumento utile di riflessione, uno sprone a migliorare. Non per accampare giustificazione, ma solo per un utile chiarimento, va sottolineato che per quanto riguarda mense, case dello studente e borse di studio, sono tutte competenze non dell’Ateneo ma dell’Ersu. Inoltre, vorrei ricordare che i dati si riferiscono all’anno della pandemia, quando alcuni di questi servizi (penso alle mense) sono stati interrotti, quindi mi sfugge il senso del giudizio su qualcosa che non c’è stato». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina

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