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Messina, l’ex Sanderson é ancora un campo di veleni

Tre anni fa la Regione decise (ma non attuò) il passaggio dell’area al Comune con la promessa di 25 milioni. Nulla fino a oggi è cambiato

Esterno ex Sanderson di Messina

Nel campionario delle occasioni perdute, quelle di una riconversione annunciata e mai realizzata, un posto d'onore lo merita la ex Sanderson.

La gloriosa azienda agrumaria, un tempo vanto e raro caso di export cittadino, oggi è un cimitero industriale.
Tutti i governi regionali che si sono succeduti si sono resi conto della potenzialità di quel sito, lo hanno sedotto e poi abbandonato al suo destino di “campo dei veleni”. La fabbrica di Contesse lavorava gli agrumi utilizzando caldaie che per funzionare bruciavano oli minerali e idrocarburi. E tutto questo è proseguito fino alla dichiarazione di fallimento del 1981.

Un cimitero di rifiuti speciali

Quell’area di 70 mila metri quadri, affidata poi dalla Regione all’Ente di sviluppo agricolo, ha ricevuto un paio di interventi di messa in sicurezza (nel 2006, poi nel 2008 a cura di Sviluppo Italia), ma è rimasta in condizioni pietose.
Si sono susseguite denunce e inchieste giudiziarie (terminate con assoluzioni), compresa quella della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Si nasconde, infatti, un cimitero di rifiuti speciali, di fusti di oli minerali e sostanze petroleose trasferiti, a quanto pare, da qualche altra industria pesante. Ma in bella vista ci sono i capannoni rivestiti interamente da eternit e che sono andati a fuoco troppe volte. Come nel 2007 quando la nube oscurò persino il sole di luglio.Nel 2015 l’ultimo intervento di bonifica. L’investimento fu di 500.000 euro e portò all’eliminazione del pericoloso sversamento di liquidi inquinanti nel vicino torrente, a sua volta a due passi dal mare.

Mancate risposte

La legge disattesa Nella finanziaria varata nel 2018, l’allora deputato Cateno De Luca (siamo ad aprile e quindi a due mesi dalle elezioni che lo porteranno a Palazzo Zanca) fa inserire una norma che sembra poter squarciare le nubi attorno alla fabbrica fondata nel 1895 da William Sanderson e Arthur Barrett. Il terreno che finì nella mani dell’Ente di sviluppo agricolo sarebbe passato al Comune di Messina e contestualmente venivano stanziati 25 milioni di euro per la bonifica. Ma da tre anni a questa parte poco è successo. La finanziaria, prima, è stata impugnata dal Governo, poi la Consulta l’ha riabilitata. Fatto sta che non è stato nemmeno approcciato nè il passaggio del bene né il finanziamento. L’Esa resta la proprietaria e ogni tanto arrivano i sopralluoghi. Come quello dell’allora assessore regionale all’Energia Pierobon che, nel febbraio del 2020, confermò l’impegno della Regione a garantire il passaggio di consegne tra Esa e Comune di Messina. Poi ha chiesto un piano di caratterizzazione che in realtà l’Esa già ha da tempo ( è del 2014 e realizzato dalla struttura del commissario emergenza bonifiche) e che quindi spiana la strada verso la bonifica dell’area.

Quale futuro?

Cosa può diventare? Di certo, in questi anni, non sono mancate le proposte. Quella più significativa è di certo quella di inserire quei 70.000 metri quadri nelle zone economiche speciali. Se dovesse vedere la luce, i prossimi insediamenti in quell’area godrebbero di facilitazioni fiscali che attirerebbero gli investimenti di capitali privati. Ma senza la bonifica la Zes non arriverà mai. E allora ecco che torna determinante l’applicazione di quella norma del 2018, finora rimasta lettera morta. Palazzo Zanca ha recentemente aggiunto molte ipotesi di sviluppo e sfruttamento dell’area. Ha cullato l’idea della creazione di una cittadella scientifica per la ricerca biotecnologica volta anche allo studio delle malattie genetiche rare. Ma ha anche parlato della realizzazione di un polo di attività artigianali.
Ma la ex Sanderson, posizionata a pochi passi dalla linea ferrata ( che Ferrovie potrebbe anche interrare nell’ambito di un progetto di recupero dell’affaccio a mare) e dallo svincolo autostradale di San Filippo, potrebbe essere anche una ottima area commerciale o potrebbe affiancare la nascitura piattaforma portuale del nuovo approdo di Tremestieri.

L'immobilismo

Insomma le opportunità, e di conseguenza i possibili finanziamenti, non mancano di certo. Ma quello che può continuare a lasciare innescata la bomba della ex Sanderson è l’immobilismo che dura da tanti, troppi, anni. E se si pensa che ci sono 25 milioni congelati in un cassetto della Regione e che potrebbero essere più che sufficienti per cancellare decenni di inquinamento e abbandoni, allora sì che si deve parlare della più grande delle occasioni perdute.

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