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Messina, i due fronti aperti del caso Nemo Sud

A Messina l’allarme sulla gestione “transitoria” al Policlinico, a Palermo torna attuale l’ipotesi Irccs Bonino-Pulejo. Al centro non può che rimanere la tutela dei pazienti. Giovedì sera in Giunta regionale potrebbe arrivare il via libera al progetto sperimentale (con gara pubblica) del Neurolesi

Quello di Nemo Sud non è un caso che si è chiuso con lo stop al centro clinico, che da giovedì scorso ha smesso di essere operativo al Policlinico. Non lo è perché ci sono almeno due fronti ancora aperti, ci sono più aspetti che si incrociano e soprattutto di mezzo c’è quella continuità assistenziale per i pazienti che era stata garantita dal Policlinico, ma della quale sono i familiari degli stessi pazienti a diffidare, come riportiamo in questa stessa pagina, con lo sfogo-denuncia di una madre esasperata.
Uno dei fronti aperti è quello palermitano. Se da un lato la commissione Sanità dell’Ars non ha ancora inserito il caso Nemo all’ordine del giorno delle proprie sedute (dopo che era stato annunciato, per due settimane consecutive il tema è sparito dall’agenda), dall’altro la Giunta di Nello Musumeci, su proposta dell’assessore alla Salute Ruggero Razza, dovrebbe discutere domani quel punto che invece era saltato dall’ordine del giorno del Governo la settimana scorsa: il progetto di sperimentazione gestionale dell’Irccs Neurolesi Bonino-Pulejo. L’argomento era già previsto giovedì scorso, ma le perplessità sollevate da un componente della Giunta, l’assessore alla Famiglia Antonio Scavone (ex dg dell’Asp di Catania), avevano indotto ad un rinvio, proprio nel giorno in cui Razza, a Messina, incontrava i vertici di Università e Policlinico in occasione di un altro evento, non collegato.

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