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Milazzo, indotto dell’area industriale: c’è tensione tra i lavoratori. Stamattina lo sciopero

Ieri l’assemblea organizzata dai sindacati, oggi lo sciopero. Sì a investimenti mirati, no a logiche “al ribasso”

Nuove fibrillazioni all’interno dell’indotto della Raffineria e della Centrale A2a. Il nodo riguarda le nuove dinamiche che regolano gli investimenti e le prospettive industriali che, a detta dei sindacati, penalizzano attraverso le logiche del massimo ribasso i lavoratori in un periodo tutt’altro che facile.

Momento scaturito nello sciopero di questa mattina dei lavoratori dell'indotto della Raffineria. Maestranze e sindacati si sono ritrovati di fronte al Diana per rivendicare i loro diritti che sono principalmente anzianità e tutela professionali per i lavoratori impegnati nell’indotto oltre alla certezza della clausola sociale per il mantenimento di posti di lavoro, diritti e retribuzioni in tutti i cambi appalto. Sottolineata l’importanza di investimenti mirati con prospettive industriali che favoriscano la qualità del lavoro, non il massimo ribasso. La protesta ha posto l’accento anche sulla necessaria transizione ecologica, «che sia giusta, socialmente sostenibile con il mantenimento di tutti i posti di lavoro insieme alla tutela dell’ambiente».

I lavoratori metalmeccanici degli appalti della Centrale elettrica e della Ram rivendicano per l’Area Industriale investimenti per un progetto basato sull’ambientalizzazione degli impianti, le bonifiche e il mantenimento di tutti i posti di lavoro dell’indotto, per agganciare il territorio alla transizione energetica.

Tutto dopo che già ieri mattina, all’esterno della Ram, si era svolta una assemblea indetta da Fim, Fiom e Uilm, che ha interessato i lavoratori dell’indotto petrolchimico ed energetico.

«Sono dei processi che vanno governati – sottolinea il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi - la grande partecipazione dell'indotto sia della raffineria che della A2a oggi ha dimostrato come, per un territorio che vive di occupazione legata a questi grandi siti industriali, la transizione energetica sia un tema che va affrontato in maniera seria, condivisa e compartecipata. Bisogna strutturare percorsi di formazione e riqualificazione del personale per far camminare insieme la transizione ecologica e il mantenimento occupazionale anche dell'indotto. Il rischio, altrimenti, è quello di precipitare in un vortice occupazionale negativo con ricadute per la tenuta sociale di tutta la provincia. Gli investimenti – continua Alibrandi – devono essere mirati, sono fondamentali. Il Pnrr stanzia molti fondi, i processi industriali e produttivi devono garantire quindi l'ambiente attraverso la transizione ecologica ed energetica ma anche i lavoratori».

«La preoccupazione – aggiunge Giuseppe Crisafulli, segretario provinciale della Fim Cisl – è evidente. I lavoratori non sanno cosa possa accadere nei prossimi mesi perché non c'è stata una programmazione per il futuro. Domani avremo un incontro in Confindustria, arrivati all’improvviso, non sappiamo di cosa di parlerà in quella sede e quindi è normale che ci sia preoccupazione».

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