La Tari si conferma terra di conflitto politico, anche acceso. La maratona di ieri, con due sedute terminate alle 21, ha portato pochi effetti concreti rispetto all’esito della delibera con cui verrebbe introdotto un tributo maggiorato del 9% medio per una spesa complessiva di 6 milioni in più rispetto all’anno precedente. Ma sicuramente ha restituito un clima arroventato, con spaccature insanabili e una dialettica litigiosa. Partiamo dalla cronaca. Il consiglio comunale ha atteso che il Governo formalizzasse nel pomeriggio la proroga di un mese del termine per l’approvazione della Tari che, in origine, sarebbe scaduta ieri. A quel punto è iniziata la discussione e sono stati presentati tre emendamenti. Due per garantire esenzioni alle fasce più deboli: 500.000 euro è il budget proposto dall’Amministrazione e un milione da Giovanni Caruso. E uno, provocatorio di Francesco Pagano, di ridurre del 5% la Tari a chi abita nei villaggi collinari. A quel punto sono diventati indispensabili i pareri del dirigente e dei revisori dei conti e la seduta si è bloccata in attesa di questi nulla osta. L’Aula, con le spalle coperte dalla proroga, si è aggiornata a quando saranno forniti i pareri.
Messina, conflitto Tari: altro rinvio ma in Consiglio comunale sono scintille
Presentati tre emendamenti che potrebbero far slittare il voto alla prossima settimana. Durissimo scontro fra l’Amministrazione e il Consiglio accusato di prendere tempo
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