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Messina, sfida cruciale di rigenerazione urbana

Il progetto I-Hub dello Stretto finanziato con i fondi del Recovery Plan e dell’Agenzia per la Coesione territoriale: in tutto 66 milioni. È la straordinaria occasione per creare un avanzato Polo di innovazione tecnologica e di start-up. E per riqualificare tutta l’area tra Magazzini Generali, Silos Granai, Mercato Ittico e Casa del Portuale

S’intrecciano i temi della riqualificazione urbana, delle Zone economiche speciali, della transizione digitale ed ecologica, in una parole del futuro. Un futuro che è già alle porte e va costruito ora, mattone su mattone. Nel progetto dell’I-Hub dello Stretto non si giocano tutti i destini di Messina ma una parte importante della rigenerazione e della ricostruzione del tessuto economico del centro cittadino, certamente sì. E allora cerchiamo di riassumere cos’è questo progetto, quali sono le speranze di attuarlo in tempi brevi e quale porzione di territorio è interessata.

Digital I-Hub

Sgombriamo il campo, intanto, da un equivoco: non si parla più di utopie o di progetti solo futuribili. Il Comune di Messina ha ottenuto i finanziamenti, in parte dal Recovery Fund (Programma React-Eu) in parte dall’Agenzia di Coesione, tutti fondi comunitari che vanno a confluire in questo contenitore, dove l’Innovation-Hub rappresenterà il «Centro di eccellenza in ricerca e sviluppo nel settore della trasformazione digitale nelle pubbliche amministrazioni del Sud». Questa è la denominazione del progetto che ha un importo complessivo di 66 milioni di euro. «Il programma di investimenti proposto per la città di Messina ha un duplice obiettivo – si legge nella relazione che il sindaco De Luca e la vicesindaca Carlotta Previti avevano trasmesso, tramite l’Anci, al Governo nazioponale –: transizione “verde” per migliorare la qualità di vita dei cittadini elevando gli indicatori di benessere e sostenibilità ambientale e transizione “digitale” attraverso il Digital I-Hub (aumentando il cofinanziamento dall’Agenzia di Coesione) che rappresenta una straordinaria opportunità per invertire il fenomeno della “fuga di cervelli”. Aumentando il numero di persone che lavorano stabilmente a distanza per imprese dislocate altrove, al Nord Italia ma anche all’estero, il Covid-19 ha determinato un’onda d’urto ai mercati del lavoro. In questo contesto il Digital I-Hub rappresenta un’opportunità per le grandi multinazionali per poter far lavorare da Messina le proprie risorse umane semplificando il processo di remotizzazione delle aziende. La sfida che ci proponiamo è quella di attrarre talenti sia tra coloro che facevano parte della “fuga di cervelli” sia tra le persone che non sono originarie del Sud, ma potrebbero beneficiare delle facility naturali che offre il Sud».

Rigenerazione urbana

Il Polo tecnologico-digitale, che rientra nella Zes di Messina, necessita di spazi e, dunque, presuppone e determina una vera e propria operazione di rinascita o rigenerazione urbana. Bisogna riconoscere all’Amministrazione De Luca di aver avuto l’intuizione di coinvolgere in questo esperimento tutta un’area del centro urbano, di vitale importanza ma abbandonata da decenni in condizioni vergognose. È il perimetro urbano che si estende tra la Stazione centrale e marittima, il cuore della città rappresentato da via Garibaldi, e la via Vittorio Emanuele. Una porzione che si affaccia sulla cortina del porto e che si basa su quattro compendi immobiliari principali, oltre alla Dogana-ex Palazzo Reale: i Magazzini Generali, i Silos Granai, la Casa del Portuale e il Mercato Ittico, tutti “ex”, naturalmente. Grazie al progetto dell’I-Hub dello Stretto verranno riqualificati tutti e quattro gli edifici, in un colpo solo, e già basterebbe solo questo per far capire l’importanza dell’azione e degli investimenti inseriti nel Recovery Plan.

Degrado e rinascita

Pur con storie diverse alle spalle, Magazzini Generali, Silos, Casa del Portuale (la vicenda del Mercato Ittico non è accomunabile) sono diventati una Terra desolata, per dirla con le parole del grandissimo poeta Eliot, simbolo di un degrado inconcepibile già in periferia, semplicemente scandaloso in quella parte di centro che dovrebbe costituire il biglietto d’ingresso di Messina per chi in città sbarca dal mare o arriva in treno. Le vecchie Amministrazioni comunali degli ultimi tre decenni hanno cercato di disfarsene, non ci sono riuscite. E sono rimasti lì, monumento all’inerzia, occupati abusivamente, trasformati in luoghi di pericolo e di oscena bruttura, che si è cercato di attenuare con alcuni murales.

I passaggi dal 2019 a oggi

Il 13 novembre del 2019 ci fu il sopralluogo del sindaco, dell’assessora Previti e dei dirigenti comunali e responsabili dei programmi comunitari. Fece scalpore perché per entrare in quegli edifici, si dovettero indossare le tute bianche, i guanti e le mascherine che, poi, a distanza di qualche mese, sarebbero diventate scene consuete a causa della pandemia. «Il nostro obiettivo – dissero De Luca, gli assessori e i tecnici – è riqualificare il complesso immobiliare secondo i canoni dell’edilizia sostenibile, con l’obiettivo di realizzare una sede di start up e multinazionali che delocalizzeranno le loro unità produttive per lo sviluppo delle imprese 4.0». Nel luglio 2019 ci fu l’incontro tra Comune, Autorità portuale e Università per siglare una convenzione relativa all’avvio del programma I-Hub già finanziato con i 20 milioni di euro stanziati dall’Agenzia per la Coesione nell'ambito del Programma operativo complementare 2014-2020. Nel febbraio 2020 si tenne invece una riunione a Reggio Calabria, alla presenza del responsabile nazionale dell’Agenzia per la Coesione Giorgio Martini, con il coinvolgimento delle due Amministrazioni comunali e delle due Università, a conferma della rilevanza di questo progetto che riguarda la costituzione di un unico Polo tecnologico dello Stretto. E ora arrivano i fondi del Recovery. Si può partire.

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