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Mazzarrà Sant'Andrea, furto di piante nei vivai: quattro arresti

Il provvedimento, nell’ambito dell’operazione «Predator», ha portato alla carcerazione di Roberto Martorana, mentre Antonino Martorana, Marco Chiavi e Christian Pietrafitta ai domiciliari per associazione a delinquere

Sgominata una banda specializzata in furti ai danni di aziende florovivaistiche. Blitz dei carabinieri tra i Comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Furnari e Mazzarrà Sant'Andrea per eseguire la misura cautelare emessa dal gip di Barcellona Pozzo di Gotto, su richiesta della procura, a carico di quattro persone di Mazzarrà Sant'Andrea: una in carcere e tre agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti. Indagati Roberto Martorana, 50 anni, Antonino Martorana, 28 anni, Marco Chiavi, 26 anni, e Christian Pietrafitta, 28 anni.

Il provvedimento, nell’ambito dell’operazione «Predator», è scaturito da una indagine avviata ad aprile dai carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto e della Stazione di Furnari, coordinata dai sostituti procuratori Emanuela Scali e Veronica De Toni, a seguito di una serie di denunce presentate da vivaisti della zona di Mazzarrà Sant'Andrea, in relazione ai furti di piante nelle aziende.
I militari dell’Arma con la collaborazione degli imprenditori locali hanno ricostruito le responsabilità degli indagati, accertando il ruolo di ciascuno all’interno dell’associazione capeggiata da Roberto Martorana.



I quattro, una volta individuato l’obiettivo da colpire, approfittavano delle ore notturne per introdursi nei vivai e asportare le piante. Sono stati ricostruiti nel dettaglio cinque episodi di furto per un danno complessivo che ammonta a oltre 30 mila euro.
Sequestrato il vivaio di proprietà di Roberto Martorana, dove sono state trovate numerose piante rubate e collegato a un allaccio elettrico abusivo. Accertate violazioni in materia di lavoro e fiscali, constatando la presenza di tre lavoratori sprovvisti di regolare contratto di lavoro. Per tale violazione sono state elevate sanzioni amministrative pari a 12 mila euro.

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