«Povero scemo». «Gente che non ha capito quello che ha studiato». «Purtroppo qualcuno ha studiato tanto, ma veramente tanto, ma non ha capito niente di quello che ha studiato». E ancora: «Purtroppo ci sono molti ottusi laureati», «non mi preoccupo dei poveri scemi, anzi li ringrazio perché il loro fan club mi fa morire dalle risate», «se si capisce quello che si studia, il problema è capirlo, non leggerlo», «c’è gente che con il fango ci vive». Il campionario di post polemici pubblicati tempo fa da Saverio Tignino, agronomo messinese che spesso ha lavorato anche per la pubblica amministrazione (attualmente è esperto del sindaco Cateno De Luca), è ampio e dal tenore non certo lusinghiero per i destinatari. Anzi, secondo il giudice monocratico della prima Sezione penale del Tribunale di Messina, Marcello Cipri, il destinatario era uno solo e ben preciso: un altro agronomo, Alessandro Giaimi, che invece il ruolo di esperto lo aveva ricoperto per la precedente amministrazione, quella guidata da Renato Accorinti. Una “guerra” tra agronomi, che si trascina da anni attorno a pareri profondamente diversi sui vari tipi di interventi da eseguite sulle alberature della città. E che adesso ha portato ad una dura condanna per diffamazione nei confronti di Tignino a un anno e sei mesi e 2 mila euro di multa, con sospensione condizionale subordinata al pagamento, nei confronti di Giaimi, di un risarcimento di ben 10 mila euro.
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