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Messina aspetta impianti di rifiuti. Da 8 anni non c’è... Pace

Per eliminare i rifiuti della città, nel 2021, serviranno più di 54 milioni di euro, 150 mila euro al giorno. Tutto compreso, s’intende, dal personale ai mezzi passando dai costi di smaltimento. Ed è su questi che è opportuno accendere i riflettori, perché non pare affatto economico che quello che viene prodotto in città, come in provincia, debba finire a Lentini, e poi da qui Enna o a Siculiana o che la frazione umida debba attraversare tutto lo Stivale e giungere a Mantova. Nell’ultimo piano presentato in conferenza stampa dal governatore Musumeci, a Messina viene “assegnata” la realizzazione dell’impianto di Pace. Un progetto già finanziato, ma talmente controverso da essere paradigmatico della crisi del settore in tutta l’Isola, dove si progetta di spedire all’estero i rifiuti che non trovano più posto nelle poche discariche non ancora sature.

A Pace dal 2013 è finanziato un progetto per 12 milioni, aggiudicato ad un consorzio emiliano, per la gestione dell’indifferenziata e con un abbancamento del residuo del trattamento meccanico biologico che ne riduce i volumi recuperando frazioni riutilizzabili. Dopo otto anni non è stato firmato il contratto e la Regione, ha sfidato se stessa con il ricorso ad un braccio di ferro fra diversi propri uffici per decidere se quell’impianto si potesse fare o avesse preminenza il piano paesaggistico della zona. Sanata dopo anni la questione, recentemente è emerso che, per via dei ritardi, è scaduta l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale, quella ottenuta da MessinAmbiente e che andrebbe solo “volturata” e ripresentata.

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