Un agguato fallito, seguito da “aggiustamenti” all’interno del clan mafioso di Giostra. Un tentato omicidio, quello Francesco Cuscinà, maturato il 25 agosto di tre anni fa, sul viale Giostra, che vede sul banco degli imputati tre persone. Che ieri sono state giudicate dalla Corte d’appello di Messina. Il collegio, al termine dell’udienza, ha parzialmente riformato la sentenza emessa il 30 giugno 2020, con rito abbreviato, e adottato la seguente decisione: rideterminata la pena nei confronti di Giuseppe Cutè, in ordine ai reati relativi a due capi d’imputazione ed esclusa la circostanza aggravante dell’aver agito con metodo mafioso, in 13 anni e 4 mesi di reclusione; anche nei confronti di Paolo Gatto esclusa la stessa aggravante per due capi d’imputazione e decisa una pena di 8 anni e 4 mesi, mentre per altre due fattispecie inflitti 4 anni e 2 mesi, oltre a 1.200 euro di multa. Alla sbarra anche Giovambattista Cuscinà, che ha incassato la conferma del verdetto precedente. All’esito dell’udienza dinanzi al gup Simona Finocchiaro, erano stati affibbiati 19 anni e 10 mesi a Giuseppe Cutè, 17 anni e 4 mesi a Paolo Gatto e poi un anno e 4 mesi a Giovambattista Cuscinà. Quest’ultimo e Gatto sono difesi dall’avvocato Salvatore Silvestro, Cutè anche dall’avvocato Alessandro Billé.
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