Ha programmato tutto quanto. Chissà da quanto ci pensava al suo tragico piano per annientare due vite, una condizione psicologica precaria probabilmente ingigantita dalla pandemia. Ed è forse la svolta nelle indagini della Procura di Patti per quello che sembra ormai delinearsi molto chiaramente come un omicidio-suicidio, la tragedia di Mariolina Nigrelli e sua figlia quattordicenne Alessandra Mollica, trovate impiccate in un casolare di famiglia, in contrada Farcò. E la svolta è dettata da un particolare ben preciso ricostruito dagli investigatori nelle ultime 24 ore: la donna per realizzare il suo disegno autodistruttivo ha acquistato personalmente in un negozio di ferramenta di Santo Stefano di Camastra due pezzi di corda, il commerciante che le ha vendute ha detto di ricordare perfettamente l’episodio ed ha anche identificato i due pezzi di corda che gli sono stati sottoposti dagli investigatori come quelli che ha venduto alla signora Nigrelli. E c’è anche un altro tassello importante che sgombra altri dubbi sull’esistenza di un progetto di morte meditato, facendo ulteriore chiarezza sulla dinamica: in quel casolare non c’è stato bisogno di alcun supporto, come un tavolo, uno sgabello o una sedia, perché era stato installato da tempo un verricello di sollevamento, che spesso serviva per trattare gli animali. È proprio quel maledetto aggeggio automatico che la donna ha adoperato per issarsi verso la morte programmata con la figlia. Schiacciando un semplice bottone. Particolari veramente agghiaccianti. Che purtroppo costituiscono “pezzi” di un’indagine. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina