«La legge sui collaboratori di giustizia si è rivelata uno strumento fondamentale nella destrutturazione delle mafie. Giovanni Falcone, che ne è stato l'ideatore, aveva ben presenti i costi sul piano della sofferenza per le vittime dei mafiosi che l’approvazione di una normativa del genere avrebbe comportato. Ma aveva anche chiaro quali danni alla mafia avrebbero e hanno fatto le collaborazioni di alcuni esponenti di vertice di Cosa nostra». Lo dice il procuratore di Messina Maurizio de Lucia, dopo la notizia della scarcerazione, per fine pena del pentito Giovanni Brusca. Brusca, ex capomafia di San Giuseppe Jato, autore di oltre 100 omicidi, ha scontato 25 anni di carcere.
«I fatti hanno dimostrato che Giovanni Falcone aveva ragione - ha aggiunto - e che questo meccanismo ha funzionato e funziona. Del resto sono state proprio le collaborazioni con la giustizia a consentire, non solo di identificare gli autori di alcuni dei più efferati fatti criminali della storia d’Italia, ma anche e forse, soprattutto, di consentire di indagare sui livelli di cointeressenze che Cosa nostra ha con i mondi dell’imprenditoria, delle professioni e della politica. Del resto - ha concluso - sistemi premiali per chi collabora con la giustizia sono presenti in tutti gli ordinamenti democratici anche in quelli che non prevedono un regime penale severo come il nostro». «E' ovviamente più che comprensibile - conclude il magistrato- il turbamento di chi ha visto i propri familiari uccisi dall’azione criminale di questi individui. Resta il fatto che la legislazione sui collaboratori di giustizia è irrinunciabile».
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