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Messina, utilizzato per la prima volta l’endoscopio “usa e getta”

All’Unità di Endoscopia digestiva per eseguire delle indagini su due pazienti

Una sicurezza in più per i pazienti e per gli operatori medici, in questi tempi difficili di pandemia. Per la prima volta al Policlinico universitario G. Martino di Messina è stato adoperato un endoscopio “usa e getta”, monouso, dall’Unità operativa di Endoscopia digestiva, per eseguire delle indagini su due pazienti che erano affetti da una patologia ostruttiva delle vie biliari. Gli interventi ieri sono stati eseguiti dal responsabile dell’Unità di Endoscopia digestiva, il dott. Socrate Pallio e dal dott. Andrea Tortora, mentre il personale infermieristico è stato coordinato dalla signora Maria Musicò
Sono interventi che in pratica, grazie al nuovo modello di endoscopio Exalt “usa e getta”, che è prodotto dalla Boston Scientific, sono del tutto sovrapponibili a quelli del duodenoscopio standard, ma consentono di superare tutte le problematiche inerenti la meticolosa disinfezione e il cosiddetto “riprocessamento”, ai quali vengono sottoposti gli endoscopi tradizionali dopo ogni utilizzo.

Un primo passo

Questo - spiegano i medici Pallio e Tortora -, è solo il primo passo verso un nuovo modo di approcciare pazienti ad alto rischio, garantendo elevati standard di sicurezza per il soggetto sottoposto ad esame e per gli operatori sanitari. Il sistema Exalt in atto è destinato a pazienti selezionati, ovvero immunodepressi, trapiantati, hiv positivi, hbv positivi, e soprattutto in questo periodo anche per pazienti Covid positivi. Lo strumento, essendo “usa e getta”, non necessita di reprocessing endoscopico di sterilizzazione ma viene inserito nei rifiuti ospedalieri, in modo da prevenire le infezioni ospedaliere o le contaminazioni. In atto, in Italia, i centri dotati di tale sistema sono soltanto una decina, mentre in Sicilia il Policlinico è il primo ospedale che si è dotato di questa procedura di sicurezza. L’endoscopio “usa e getta” è stato utilizzato per la prima volta al mondo nel giugno del 2020 al Policlinico universitario A. Gemelli-Irccs di Roma per assistere una bimba di 7 anni, affetta da un restringimento delle vie biliari, che è stato dilatato con questo strumento high-tech. Ed è un fatto questo di grande importanza quando si opera su pazienti immunodepressi.

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