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Messina, i nodi dello stadio: 7 quesiti in 7 giorni

Il Rup di Palazzo Zanca chiede all’Fc Messina (che si dice pronto a rispondere) di chiarire i dubbi sollevati dal prof. Vermiglio

Il rendering del nuovo Franco Scoglio di Messina

È il sette il numero chiave per sbloccare l’impasse in cui si trova l’affaire stadio Scoglio. Sette i giorni di tempo che il responsabile unico del procedimento, il dirigente allo Sport del Comune Salvatore De Francesco, ha dato all’Fc Messina per chiarire i dubbi emersi dalla relazione affidata al prof. Francesco Vermiglio; sette i quesiti a cui la società di Rocco Arena dovrà rispondere, e che prendono spunto proprio da quella relazione. Sette giorni, che però potrebbero anche non bastare, perché una volta che sarà giunta la risposta dell’Fc Messina, il Rup trasmetterà il tutto nuovamente al prof. Vermiglio, il quale, a sua volta, sarà chiamato a redigere una nuova relazione, per dire, nero su bianco, se quei dubbi sono stati superati. Se così non dovesse essere, a quel punto il dirigente di Palazzo Zanca potrebbe rispedire l’incartamento alla commissione di gara.

Iter ancora aperto

Il punto fermo, che De Francesco avrebbe ribadito anche nella Pec inviata all’Fc Messina, è che l’aggiudicazione non è ancora avvenuta, ma è stata solo proposta dalla commissione di gara. L’iter, dunque, non è concluso e non lo sarà fino a quando non ci sarà l’ultimo ok della Giunta De Luca e fino a quel momento il Comune non ha alcun obbligo nei confronti della società. L’Fc Messina, da parte sua, fa trapelare serenità e si dice pronto a rispondere punto per punto alle osservazioni di Vermiglio prima e di De Francesco poi. Osservazioni non di poco conto, che investono più aspetti.

Fc Messina come... la Juve

Uno dei nodi principali è legato ad una domanda piuttosto banale: chi tirerà fuori i quattrini necessari ad un investimento che, finora, nel panorama calcistico italiano ha come unico precedente – in termini di milioni di euro – quello della Juventus (155 milioni di euro, il progetto “Franco Scoglio” è di 145 milioni), con evidenti differenze di blasone e forza economica su cui è anche inutile soffermarsi, ma con non meno importanti diversità dal punto di vista della procedura giuridica.

«L’unica proposta presentata – si legge nella relazione – passava dall’affidamento della gestione di una struttura sportiva ad un vero e proprio progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana. Ciò rende la proposta del tutto simile ai contratti di concessione visti in Italia per squadre di serie A quali Atalanta, Juventus e Udinese, che tuttavia hanno seguito un altro iter procedurale di affidamento». Il bando, infatti, «prevede solamente l’affidamento in gestione e non la possibilità di acquisizione-concessione del diritto di superficie».
Vermiglio sottolinea anche che il progetto «non è certo privo di fascino» ma «comporta anche notevoli rischi». Non è un dettaglio, infatti, che «le due squadre di Messina attualmente militano in serie D e riescono a richiamare allo stadio solo poche migliaia di spettatori», mentre il progetto potrà sostenersi «solo con un afflusso consistente di visitatori» e «fino ad ora, in Italia, progetti di tale portata sono sempre stati proposi da squadre di tradizione che partecipano ai campionati nella massima divisione». Le stesse aree commerciali «previste dal progetto sono il doppio di quanto presente nel progetto della Juventus (57.000 mq contro 34.000 mq)».

Le aree commerciali

Del resto nel piano economico finanziario dell’Fc Messina il 54% dei ricavi è previsto proprio dall’area commerciale, a cui va aggiunto il 7% delle strutture ricettive, il 21% delle strutture esterne, il 4% dei parcheggi. Ma qui emerge un altro dei nodi principali da cui il Comune si attende chiarimenti precisi: «Il modello – si legge ancora nella relazione di Vermiglio – presenta fonti di ricavi (e di costi) che appaiono, almeno parzialmente, al di fuori del controllo del proponente. Ad esempio, il manufatto turistico-intrattentimento-ricettivo non è attualmente previsto nei piani regolatori e necessita di tutte le autorizzazioni urbanistiche (il cui ottenimento nei tempi previsti è tutt’altro che certo)». Insomma, si dovrebbe partire da zero, anche meno. Di fatto, si ipotizza che in breve tempo le squadre siano in grado di attirare migliaia di spettatori, che i parcheggi si riempiano, che ci siano eventi in grado di portare centinania di migliaia di euro di ricavi già l’anno prossimo, che arrivino autorizzazioni urbanistiche per realizzare alberghi e centri commerciali. Più volte Vermiglio utilizza una formula: sono ipotesi non irreali ma «ottimistiche». In «un unico scenario di piano» senza «ipotesi alternative».

Investitori top secret

E in questa ventata di ottimismo, si torna alla domanda di base: chi metterà i soldi? «Gli investimenti totali – scrive Vermiglio – sono coperti da “capitale proprio” per 36,8 milioni, mentre per 104 milioni da debito». Ma «l’attuale struttura societaria», dall’Fc Messina stesso alla Everywhere srl,di cui la società si è avvalsa per presentare la proposta ma che è una “micro impresa”, «non è in grado di supportare neppure una frazione del capitale proprio previsto nel progetto. Appare dunque necessario che i proponenti raggiungano, o rendano note ovie già raggiunte, intese con potenziali investitori». L’Fc assicura che gli investitori ci sono ma non possono essere resi noti per via di un patto di riservatezza. Ma «l’ingresso di altri soggetti, allo stato ignoti – aggiunge Vermiglio –, pone problemi in termini di trasparenza per l’amministrazione comunale quanto alla figura del “titolare effettivo” della concessione, anche in relazione alle normative antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo». Lo stesso problema si è verificato per lo stadio di San Siro, a Milano. Ed è questo, probabilmente, uno dei quesiti chiave per cui si attende risposta.

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