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Morto Sergio Palumbo, giornalista e scrittore

Scomparso all’età di 63 anni dopo lunga malattia. Aveva raccolto il testimone dal padre, il grande intellettuale Vincenzo

La sua firma, sulle pagine culturali della “Gazzetta del Sud”, per molti lettori era garanzia di ricerca storica di qualità, di divulgazione e di tensione verso una memoria storica vissuta come dovere civico. Sergio Palumbo, giornalista e scrittore, è morto all’età di 63 anni dopo una lunga malattia. E con lui se ne va un testimone dell’epopea culturale dell’amata Ospe, del Fondaco, dell’Accademia della Scocca, di quella “fulgida Messina” animata da uomini e donne di cultura e artisti che Sergio, erede del grande padre, l’intellettuale Vincenzo, dagli anni ’80 aveva contribuito a far conoscere con i suoi scritti.

Il giornalismo culturale

Palumbo aveva dedicato tutta la sua vita al giornalismo culturale, volto a scavare nelle pieghe della Storia e nelle biografie dei personaggi: Salvatore Quasimodo (ricordiamo i suoi scritti sugli anni messinesi), Salvatore Pugliatti, e poi Saitta, Vann’Antò, Sciascia, Consolo, Bufalino, D’Arrigo (di cui curò una rara intervista), Cattafi, Lucio Piccolo (ne scrisse la biografia e realizzò un documentario), Tomasi, ma anche gli artisti Canonico, Guttuso, Bonfiglio, Migneco, Celi, Togo, con cui aveva dialogato in numerosi carteggi.

Da giornalista, critico, documentarista, saggista, studioso, musicologo, promotore e collaboratore in tante manifestazioni e premi (Vann’Antò, “Domenico Cicciò”, “Pugliatti”) credeva nella multimedialità divulgativa, nell’incrocio tra scrittura, video, mostre, seminari, attività per cui vinse lo stesso Premio “Cicciò” e il Premio “Antonello”. Era fiero di aver riscoperto la stampa messinese degli anni Trenta dove avevano esordito intellettuali come Cassola: un “caso” letterario che aveva creato un dibattito nazionale. E durante la sua carriera aveva approfondito i rapporti tra la Sicilia e i grandi letterati nazionali (Montale, Spaziani, Bo, Bobbio, Caproni, Luzi, La Capria, Schewiller, Petrassi) e aveva anche frequentato Urbino e Milano, dove ebbe incontri con scrittori e poeti destinati a vincere il Nobel. Per diversi anni è stato redattore della Gazzetta del Sud.

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