Messina

Domenica 19 Maggio 2024

Il “caso Palamara” e le ripercussioni sul sistema: "Chat incomplete"

Luca Palamara

Venerdì scorso si è svolto in modalità webinar l’incontro-intervista organizzato dall’Aiga con l’ex magistrato Luca Palamara, dal titolo “Il Sistema: futuro della giustizia tra interrogativi e prospettive”. L’Associazione dei giovani avvocati messinesi ha affidato la conduzione dell’intervista al giornalista della Gazzetta del Sud Nuccio Anselmo. Ad aprire l’evento - si legge ancora in una nota diffusa dall’Aiga -, è stato il presidente Ernesto Marcianò il quale ha voluto precisare il perché dell’organizzazione dell’evento con l’autore del libro “Il Sistema”: «A fronte di gravi denunce ed autodenunce contenute nel libro di Palamara e Sallusti, è arrivato il momento che l’avvocatura, nel nostro caso la giovane avvocatura, faccia sentire la propria voce e le perplessità dinanzi a fatti narrati che, a prescindere da eventuali responsabilità penali, denotano una disonestà intellettuale che, se fosse comprovata, minerebbe l’intera affidabilità del comparto Giustizia agli occhi dei cittadini». Ad introdurre i lavori è stato poi l’avvocato Paolo Vermiglio. Di seguito si è entrati nel vivo dell’incontro con l’intervista del giornalista Anselmo a Palamara. Tante domande, volte a far svelare quanto non è stato scritto sul libro o quanto non è stato ancora detto. Ad esempio, quando il giornalista chiede all’ex magistrato se si ritiene responsabile della mancata carriera di alcuni validi colleghi. La risposta è stata di una ammissione parziale: «Ho sempre seguito le logiche di un sistema che non ho inventato io, ma di cui riuscivo a gestirne le dinamiche. Certamente, se penso alla collega Clementina Forleo, non posso negare che il sistema l’ha danneggiata». E di seguito tante altre domande, ad esempio del perché è stato scritto il libro, forse perché vuole prepararsi un terreno politico? L’ex pm risponde che l’idea di scriverlo è venuta un minuto dopo i fatti dell’Hotel Champagne: «Perché nell’ultimo periodo ero convinto che la magistratura necessitasse di un processo riformatore. La mia esperienza negli ultimi 10 anni mi ha portato a relazionarmi con la politica. Una riforma della magistratura, la stessa magistratura la vuole fare da sola; in più si consideri che la politica ha paura a prendere in mano la situazione perché il politico di turno teme ripercussioni su personali vicende penali. Ciò avviene dal 1993, da quando è stato abolito il divieto di autorizzazione a procedere nei confronti dei parlamentari, pertanto ogni indagine della magistratura viene strumentalizzata perché determina un modo che delegittima la classe politica. Analogamente scrivo il libro perché all'interno del Csm avevo capito, da lì a breve, il destino che mi aspettava, visto il ribaltone politico del 2018, all’interno del Csm, dove la corrente di Area ottiene la maggioranza rispetto alla mia corrente di Unicost». E ancora, il giornalista Anselmo incalza Palamara: “Nelle chat non c’è tutto, cosa manca ancora?”. A tale domanda lo stesso Palamara definisce la pubblicazione di chat e conversazioni come una «grande ipocrisia, all’interno del Csm siedono persone che erano presenti in quelle chat. Io ricevevo visite e incontri che stranamente non erano intercettati. E queste persone facevano gli stessi discorsi di quelli che sono stati intercettati. Ad ogni modo la Corte di giustizia europea ha statuito l’inutilizzabilità delle chat, proprio perché la modalità di captazione delle conversazioni è in sfregio alla mia privacy, pertanto, le modalità di acquisizione non sono conformi alle leggi e su questo aspetto il Csm avrebbe dovuto porsi il problema, invece è stato troppo frettoloso. Ad ogni modo le chat rinvenute sono un piccolo aspetto, si pensi alle tante conversazioni che avevo con componenti di MI, A&I, Area, e stranamente manca tutto questo pezzo». Dopo tali affermazioni Anselmo domanda se quanto non è emerso pubblicamente sia stato, correttamente, rassegnato alla magistratura, e Palamara afferma di avere tutte le conversazioni salvate ma lascia intendere che ancora non ha consegnato tutto e spera che, nei suoi confronti, «venga depositata l’ascia». Ancora il giornalista incalza l’ex giudice chiedendo della nota vicenda Di Matteo-Dap. La risposta di Palamara evoca ad una normale mancata nomina di Di Matteo al Dap poiché quest’ultimo appartenente a corrente di destra ed in quel periodo erano in vantaggio le correnti di sinistra. Infine alcuni interventi di ospiti. L’on. Matilde Siracusano (FI): «Le rivelazioni del libro scoprono l’acqua calda, con la commistione politica-magistratura, con attacchi giudiziari a chi tenta di attuare una riforma della magistratura, si pensi anche a Renzi da quando ha parlato di responsabilità civile della magistratura. Ma, oltre ai talk show, non avviene nulla di nuovo per cambiare il sistema. Ricordo che 77 magistrati hanno chiesto al presidente Mattarella la riforma del Csm e l’istituzione di una Commissione d’inchiesta sul rapporto magistratura-politica, ma temo che non avvenga nulla di ciò». L’ex magistrato Salvatore Mastroeni nel ringraziare l’Aiga ha voluto attuare una difesa dei giudici e della magistratura: «Non bisogna dimenticare i giudici che danno la vita per il lavoro, si pensi alla Corte d’appello di Messina, prima in Italia per produzione lavorativa e numero di sentenze. Per quanto concerne la magistratura, bisogna dividere i giudici dalla politica, se così fosse stato non ci sarebbe stato l’Hotel Champagne». Breve ma efficace l’intervento del noto penalista messinese Salvatore Silvestro, che focalizza il “male” nel rapporto politica-magistratura: «Nel senso di quei magistrati prestati alla politica. Siamo in un momento storico in cui il cambiamento del sistema avviene dall’interno della magistratura? - si domanda il penalista -, perché se così è, non siamo di fronte ad un cambiamento ma di fronte ad una mutazione, e quando un organo è malato, le mutazioni della malattia diventano più forti e meno aggredibili dall’esterno. La magistratura deve quindi accettare un confronto con l’esterno se veramente vuole dare una immagine di presa di distanza da queste dinamiche». Infine la frecciata finale a Palamara arriva da Maria Teresa Arena, magistrato della Corte d’appello, la quale nel premettere che non è stata mai iscritta a nessuna corrente, si dichiara «offesa dal suo libro, che ha un taglio politico, vuole fare emergere un sistema a danno solo di una parte politica. Ma le ricordo che all’Hotel Champagne lei era con il dott. Cosimo Ferri, che non mi sembra faccia riferimento a correnti. Ma quello che mi offende è che passa il messaggio che la politica sia stata vittima della magistratura, ricordo che non tutte le inchieste a Milano su Berlusconi sono finite con assoluzioni, quindi non tutte le indagini sono strumentalizzate se fatte nei confronti di un politico. Nel carrierismo dei magistrati perché non vedere cosa hanno fatto nell’esercizio delle loro funzioni?». La risposta di Palamara: «Giusto, dovrebbe funzionare in quel modo, ma quando io devo fare un direttivo nell’Anm subito i capi correnti propongono i loro riferimenti di fiducia. Per quanto riguarda Ferri, certamente parlavo anche con Ferri, così come ogni qualvolta si parlava dei procuratori generali aggiunti, tutto avveniva tramite il sistema delle correnti».

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