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Il Ponte? Come una finale di Champions

Non è più uno scontro tra Sì e No ma una partita decisiva tra due colossi: Webuild e Italferr

Una elaborazione grafica del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina

È uno scontro tra colossi. E si capisce bene il perché, all’improvviso, dopo il tentativo (non andato a buon fine), di ripescare la soluzione del tunnel, si è voluto virare verso un’ipotesi che nei decenni scorsi era stata scartata per ben due volte: quella del Ponte a tre campate. Perché? Dietro questo progetto c’è Italferr, cioè le Ferrovie dello Stato, la più grande holding del Paese. Di contro, erede del Consorzio Eurolink, che si aggiudicò l’appalto del General Contractor, per la progettazione definitiva e la costruzione del Ponte a una campata, c’è Webuild, il più grande gruppo di costruzioni d’Italia, con commesse miliardarie sparse in tutto il mondo e con un prestigio conquistato grazie alla realizzazione in tempi record del nuovo Ponte di Genova, ricostruito sulle tristi macerie del “Morandi”. E che ci sia una partita in corso, una sorta di finale di Champions, tra Webuild e Italferr, lo conferma un interessantissimo reportage sulle pagine del sito nazionale “Industria”, a firma di Alice Ampola. Si parte da una considerazione: la costruzione del collegamento stabile nello Stretto di Messina è l’unica vera grande infrastruttura italiana che darebbe nuovo decisivo impulso al settore costruzioni che nel 2020 ha visto gli investimenti crollare del 10.1%. Non solo. Le ricadute sarebbero rilevantissime anche per il settore siderurgico, colonna dell'industria italiana, in gravissima difficoltà, come testimonia la storia degli ultimi anni dell’Ilva di Taranto.

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