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Esposto del Comune di Messina: in Sicilia mancanza di impianti e business privato

L’esposto del Comune di Messina a tutte le Procure dell’Isola sulla gestione dei rifiuti da parte della Regione. La denuncia della Giunta De Luca: «Si è scelto di continuare con le discariche, si è arrivati all’esaurimento delle strutture esistenti, Messina è stata scientemente penalizzata»

«Il presidente della Regione Nello Musumeci è stato eletto il 5 novembre 2017 e, al momento dell’insediamento, ha trovato la seguente situazione. 1) Un Piano rifiuti approvato nel 2015, munito di Vas rilasciata dal ministero dell’Ambiente. 2) A Palermo l’impianto pubblico di Bellolampo, nel quale è stata realizzata nel 2013 la VI vasca con una capacità di 1,7 milioni di mc, e che ha una capacità stimata di accogliere, al 2017, ancora residui per 900mila mc (600.000 + 300.000). 3) A Gela e Enna in fase finale i lavori per la realizzazione delle piattaforme dei rifiuti, cioè degli impianti integrati che prevedono il Tmb (trattamento meccanico biologico dei rifiuti) le vasche e gli impianti percolato, appaltati nel 2013. 4) A Messina prevista la realizzazione di un impianto integrato dei rifiuti (Tmb, vasca e impianto di percolato) per il quale c’è già stato un appalto nel 2013 aggiudicato, il cui contratto non è stato ancora firmato, ma è rimasto sospeso in conseguenza dell’adozione del Piano paesaggistico; dopo una serie di ricorsi giudiziari il giudizio viene abbandonato e si sarebbe dovuto fare solo il contratto e avviare la progettazione esecutiva aggiornata. 5) A Trapani già pronti i progetti per la realizzazione delle vasche (Trapani I e Trapani II) già munite di autorizzazione integrata ambientale».

I privati arricchitisi

Questo lo scenario di 4 anni fa tratteggiato nell’esposto presentato dal sindaco De Luca e dall’assessora all’Ambiente Dafne Musolino a tutte le Procure della Repubblica dell’Isola. «Per quanto riguarda gli impianti privati – si evidenzia nella denuncia –, la situazione era la seguente: la Sicula Trasporti (Comune di Lentini) aveva un impianto con una vasca da circa 1.3 mln di mc ancora disponibili; la Oikos (Motta Sant’Anastasia) aveva un impianto con una vasca (che può ricevere solo la frazione secca) con capienza ancora per 1.1 mln di mc; la discarica di Siculiana (società Catanzaro) che non presentava problemi di capacità in relazione ai conferimenti giornalieri; la discarica di Castellana appena ampliata; gli impianti di compostaggio a Sicula, Kalat e Castelvetrano (oltre i piccoli privati) che garantivano il trattamento per il livello di Rd del momento (il 25-30% medio giornaliero). Occorre precisare che nel novembre 2017 le tre Città metropolitane della Sicilia raggiungevano una percentuale di raccolta differenziata ancora estremamente bassa, attestandosi: Messina al 14%, Catania all’8% e Palermo al 13%. Ne deriva che, già alla data dell’insediamento del governo Musumeci, risultava evidente che la maggiore criticità era determinata dalla città di Palermo... Per tale ragione è evidente che il Governo Musumeci avrebbe dovuto attuare ogni provvedimento e azione per intervenire rapidamente su Palermo e avviare subito i lavori per la realizzazione della VII vasca di Bellolampo. Riepilogando, il totale disponibile di conferimento di rifiuti indifferenziati era pari a 6.200.000 metri cubi».

Strategia fallimentare

Nell’esposto, l’Amministrazione comunale di Messina denuncia: «Il Governo Musumeci è riuscito a mettere in crisi il sistema portando quasi al totale esaurimento questa disponibilità, senza realizzare alcun nuovo impianto pubblico, determinando le cause dell’attuale crisi dei rifiuti che sta vivendo la Sicilia. Difatti, a fronte di una capacità residua di conferimento di rifiuti indifferenziati pari a 6,2 milioni mc, la Regione avrebbe dovuto semplicemente avviare la sua strategia di gestione dei rifiuti puntando sull’aumento degli impianti di compostaggio utili a fare crescere la percentuale di Rd e ridurre la quantità di rifiuti indifferenziati... Invece, si è consumata la disponibilità delle vasche esistenti, senza realizzare nuovi impianti».
Gli sforzi dei Comuni vanificati L’atto di accusa di Palazzo Zanca prosegue: «Mentre da un lato i Comuni si adoperavano per fare crescere le percentuali di differenziata, aderendo al dettato normativo e agli stessi inviti formulati dal Governo regionale, dall’altro lato proprio il Governo regionale non adeguava l’impiantistica regionale sia per il trattamento del rifiuti differenziato (Tmb) che per lo smaltimento del rifiuto indifferenziato (vasche). La conseguenza finale di tutto ciò? I rifiuti indifferenziati di Palermo, esaurita la VI vasca, adesso vengono conferiti nella discarica privata di Sicula Trasporti a Lentini, contribuendo ad accelerare i tempi di saturazione della detta discarica». Il caso di Bellolampo viene citato come emblematico, specchio che riflette la situazione generale nell’Isola. «Risulta inaccettabile che venga reiterato ancora un volta il sistema vigente, antichissimo, per cui i gestori degli impianti privati, che già dispongono delle autorizzazioni, finiscono sempre per ottenere i rinnovi che vengono disposti quasi con richiesta di cortesia da parte della Regione che, paradossalmente, si trova a dover supplicare agli stessi gestori privati di attuare gli ampliamenti di trattamento in deroga».

Accanimento contro Messina

Lo sguardo, poi, si ferma su Messina: «Ancora oggi non vi sono motivazioni – scrivono sindaco e assessora – che giustificano l’esclusione del Comune di Messina dalla pianificazione regionale sia per quanto riguarda l’impianto integrato di Pace, già finanziato, e per il quale la Regione tramite il suo Dipartimento dell’acqua e dei rifiuti non procede alla consegna dei lavori, bloccati dal 2014; sia maggiormente per l’impianto di trattamento dell’umido, da realizzarsi a Mili, a supporto del ciclo di depurazione delle acque che, nonostante sia stato progettato interamente con risorse umane e finanziarie del Comune di Messina e della Srr, viene sistematicamente escluso dai finanziamenti. Messina, dunque, Città metropolitana che ha portato in meno di 3 anni la percentuale di raccolta differenziata dal 12% al 40% di media, priva di ogni impianto per il trattamento dei rifiuti, pur godendo formalmente di un finanziamento per l’impianto di Pace e di un progetto definitivo per l’impianto di Mili, è bloccata dalla inerzia dell’amministrazione regionale...». Oltretutto, inconcepibile che non si sia pensato di dotare la città di un impianto di termovalorizzazione, indispensabile per supportare gli sforzi fatti sul fronte della raccolta differenziata.

I costi e i danni all’ambiente

E in tale contesto, si sottolineano i gravi danni ambientali: «Non avendo realizzato gli impianti previsti, la Regione ha accelerato i tempi per l’esaurimento della coltivazione della discarica di Lentini (Sicula Trasporti) nella quale, come abbiamo già detto, oltre ai Comuni che già vi conferivano ha dovuto conferire anche Palermo dopo la chiusura della VI vasca. Ciò ha causato anche un aumento dell’inquinamento derivante dal trasporto dei rifiuti, che hanno cominciato a girare nel territorio dell’Isola prima di approdare alla destinazione finale».

Caso Milazzo. E Tari alle stelle

Un esempio valga per tutti: il Comune di Milazzo è stato costretto dalla Regione a conferire i propri rifiuti differenziati prima ad Alcamo, poi a Lentini... Per non parlare dei costi che i Comuni sono tenuti a sopportare! Basti pensare che quello sopportato dal Comune di Messina per l’indifferenziato è pari ad 150 euro/ton, mentre per l’umido il relativo costo è di 230 euro/ton! Senza trascurare di osservare che il Comune di Messina si avvale, per il trattamento della frazione umida del rifiuto, di un impianto ubicato a Cremona...». Omissioni, dunque, ritardi, inquinamento ambientale e costi alle stelle.

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