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Pescava a strascico, colto in flagrante a Messina

Funziona il progetto “Master” fortemente voluto dal compianto Giuseppe Sanò, “capitan Peloro” morto nel maggio del 2020

Giuseppe Sanò

«Sono certa che Giuseppe sia orgoglioso e sorridente per aver protetto il suo amato paese. E spero che l'accaduto sia esempio di legalità e giustizia in un mondo intriso di materialismo e indifferenza». Il progetto “Master” viene indicato come esempio virtuoso in tutta Italia e rilanciato su tutti i social. A riprendere le fila del racconto è la compagna di Giuseppe Sanò, Noemi Florio, la quale segue con orgoglio i frutti lasciati dal suo “Capitan Peloro” che lottava con passione e perseveranza prima che il suo cammino terreno finisse a causa di un malore durante un'immersione nel mese di maggio dello scorso anno. E, infatti, anche la “Secche di Vada Onlus”, un Comitato nato per proteggerle, ha rilanciato quello che da giorni sussurravano in molti: ovvero che dopo poco tempo l' immersione delle barriere contro la pesca a strascico e, sebbene la loro posizione fosse conosciuta a tutti, qualcuno ci ha lasciato la rete, dimostrando, che tutto funziona alla perfezione. «L'ordinanza interdittiva su questa porzione di mare – afferma l’assessora alle Politiche del Mare, Dafne Musolino – esce sulle carte nautiche e sappiamo che qualcuno ci è incappato andandoci lo stesso, e lasciandoci la rete. Quindi questo dimostra che i dissuasori sono efficaci. Questo pescatore si è autodenunciato alla Capitaneria di porto e ha richiesto ad una ditta specializzata di poter recuperare la rete».

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