“Noi scaviamo le nostre trincee e poi ci sparano... noi ci nascondiamo e poi spariamo”. Nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros per mesi interi c’è la vita quotidiana del combattente mercenario filo-russo messinese 28enne Giuseppe Russo, nei confronti del quale è scattato un mandato d’arresto europeo spiccato dal gip di Messina su richiesta della Distrettuale antimafia peloritana, per la sua attività militare in Donbass. È il gip Maria Militello nella sua ordinanza di custodia a raccontare l’evoluzione delle conversazioni tra il mercenario e i familiari a Messina, anche con il monitoraggio nei luoghi di guerra attraverso le intercettazioni: «La presenza di Russo - scrive -, nel territorio compreso tra la Russia e l’Ucraina trova conferma nell’analisi del suo indirizzo IP, associato ai log dell’account Facebook nel periodo intercorrente tra il 17 luglio 2016 e il 19 giugno 2019». Ed ancora: «Le intercettazioni attivate hanno consentito di appurare che Russo Giuseppe fa parte di una struttura para-militare di mercenari e combatte con le milizie filorusse nella regione del Donbass (Ucraina orientale), dove abita con la compagna e la figlia e si contrappone alle truppe regolari ucraine che dal 2014 si battono per l’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk». Poi il magistrato passa in rassegna i contatti avuti dal fronte di guerra con i familiari a Messina: «Dalla conversazione ambientale del 13 aprile 2019, registrata all’interno dell’abitazione emerge l’attività militare svolta da Russo Giuseppe nel Donbass e che G.V. si era recata a Lugansk in occasione di una parata militare fatta dal figlio». In un’altra conversazione, il 22 aprile del 2019, si capisce anche quanto percepisce il Russo. Ecco il racconto del gip: «... percepisce uno stipendio di cinquemila rubi in moneta russa e appartiene ad un’unità militare, indicata con il nome di “Rota”, che sta per ottenere i passaporti della Federazione russa. E, in effetti, veniva diffusa la notizia che il presidente russo Putin aveva preposto un ufficio per il rilascio dei passaporti nella regione del Donbass. Nella conversazione, inoltre, madre e figlio fanno spesso riferimento ad Andrea, che si identifica in Andrea Palmeri, ricercato in quanto destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Genova nella cosiddetta operazione “Ottantotto”. Nessun dubbio che “Andrea” delle conversazioni sia il ricercato Andrea Palmeri non solo perché destinatario di qualche bonifico da parte della G., ma in quanto lo stesso viene indicato con nome e prenome, oltre che con lo pseudonimo di “generalissimo”, nella conversazione tra presenti registrata all’interno dell’abitazione il 2 maggio 2019». Su cosa facesse Russo in Donbass è molto esplicativa un’altra conversazione: «Significativa - scrive il gip -, per la pregnanza dei contenuti è anche la conversazione del 16 agosto 2019, dalla quale emerge che Russo Giovanni stava partecipando a una guerriglia perché si sparava “come pazzi... bum bum che poi onestamente è stato quando... (inc)... del carro armato... poi c’è stato l’incendio di qualche bottiglia... e abbiamo sparato prrrr (inc)... prrr.... il Kalashnikov ha sparato dico... cinque... sei secondi... 30 colpi vrummm... (inc.)... bello ... bello”». Ancora sui combattimenti di Russo vissuti dai familiari “in diretta” al telefono, è sempre il gip Militello che racconta: «Nel febbraio 2020 il conflitto in Ucraina si inaspriva e, infatti, il 12 febbraio 2020 veniva registrata una conversazione ambientale in vivavoce all’interno dell’abitazione ... in cui Russo Giuseppe dice di trovarsi in un immobile con le finestre divelte dai bombardamenti, ma grazie alla sua attività di soldato mercenario ad aprile avrebbe preso lo stipendio “devo prendere qualche 20.000... forse qualcosa in più...”, anche se la situazione è difficile in quanto c’è un conflitto in atto (“ma stanno sparando, li senti?...”) e la madre mostra preoccupazione per il figlio, che dice non potere stare sempre al riparo».