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Messina, spaccio nelle palazzine di Giostra: dalla “guerra” alla tregua

I retroscena dell’operazione “Market place” condotta dalla Squadra mobile e dalla Dda di Messina. I rapporti tra le famiglie Arrigo e Bonanno contrassegnati inizialmente da attentati volti ad estendere l’influenza nel quartiere. Poi la collaborazione nel narcotraffico.

Angelo Arrigo

Due famiglie attivissime nel mondo dello spaccio, a Giostra. Gli Arrigo e i Bonanno sgomitavano per conquistare spazi sempre più ampi. Si facevano la “guerra”, anche con spargimenti di sangue, ma quando giungeva l’ora di far prevalere ragione ed equilibrio si prestavano mutuo soccorso. La Direzione distrettuale antimafia, che nell’ambito dell’operazione “Market place” ha messo sotto inchiesta 72 persone, contesta il reato associativo a un primo gruppo di cui facevano parte 56 soggetti. Angelo Arrigo è ritenuto «capo, costitutore e direttore», Vittorio Stracuzzi «organizzatore dell’attività di spaccio all’interno 25 della palazzina “C” del complesso Iacp di via Seminario Estivo».

Analogo il ruolo rivestito da Girolamo Stracuzzi, ma dall’interno 26 dell’edificio. I loro “collaboratori”, nella palazzina “C”, individuati in Marco Talamo; Stello, Pasquale e Beatrice Rossano; Mariella Barbera e Giuseppa Brigandì. Poi, la Squadra mobile coordinata dal dirigente Antonio Sfameni, ha scoperto un numero cospicuo di pusher, acquirenti e informatori dei controlli delle forze dell’ordine. Mentre Gaetano e Vincenzo Barbera, si evince dal capo d’imputazione formulato dal sostituto procuratore Francesco Massara, «tramite la propria capacità criminale garantivano lo svolgimento dell’attività di spaccio dell’associazione, impedendo che la impresa concorrente facente capo ad Antonio Bonanno perpetrasse ulteriori atti violenti e ostacolasse l’attività di spaccio della consorteria»; avrebbero quindi «prestato protezione» al sodalizio «tramite atti di minaccia» rivolti ai rivali, «e conseguendo quale corrispettivo la somma di 2.000 euro mensili» provento del narcotraffico.

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