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Sanità privata a Messina, somme non riconosciute a un dipendente: Cgil attacca Giomi

Nonostante il Tribunale del lavoro abbia legittimato la richiesta del dipendente, il Gruppo sanitario ha deciso di opporsi al decreto appellandosi al fatto che la Regione Siciliana non ha ancora proceduto all’adeguamento delle tariffe ai nuovi tabellari del CCNL

La corsia di un ospedale

Qualche settimana fa, grazie al supporto legale della FP CGIL, un lavoratore dirigente sindacale del Gruppo sanitario Giomi che aveva presentato decreto ingiuntivo contro l’azienda a causa del mancato riconoscimento, da parte di quest’ultima, dell’una tantum, pari a 1000 euro, inserita nel rinnovo del CCNL Sanità Privata 2016-2018 firmato nell’ottobre del 2020, ha ottenuto ragione da parte del giudice del lavoro che ha evidenziato la piena legittimità della sua richiesta.

A fronte della suddetta decisione, però, il Gruppo sanitario, anziché riconoscere al dipendente quanto dovuto, ha deciso di opporsi al decreto appellandosi al fatto che la Regione Siciliana non ha ancora proceduto all’adeguamento delle tariffe ai nuovi tabellari del CCNL.

«La tesi avanzata dal Gruppo Giomi – affermano il segretario della FP CGIL, Francesco Fucile, e il segretario provinciale con delega alla sanità, Antonio Trino -, ci lascia a dir poco basiti per una serie di motivazioni: innanzitutto perché il lavoratore in questione non è dipendente della Regione Sicilia bensì della suddetta azienda e pertanto è a quest’ultima che deve chiedere conto di diritti contrattualmente riconosciuti. In secondo luogo, considerandone l’enorme forza economica, l’azienda anziché dare mandato ad un pool di legali per opporsi alla decisione emessa dal giudice, sostenendo dunque ulteriori spese per il pagamento di questi professionisti, avrebbe potuto, molto più semplicemente e correttamente, riconoscere all’operatore sanitario i 1000 euro di una tantum.

Il lavoratore – ribadiscono Trino e Fucile -, può chiedere solo al suo datore di lavoro e non può certo farsi carico del rischio di impresa, né degli effetti della pandemia, anche perché ha garantito la propria prestazione anche e soprattutto in periodo di emergenza. Non corrisponde inoltre al vero, come erroneamente sostenuto dal Gruppo Giomi, che nessuna struttura accreditata abbia pagato l’una tantum, perché ci risulta invece che una Clinica abbia già versato a tutti i lavoratori quanto dovuto. Né tantomeno può essere una giustificazione il fatto che alcuni adeguamenti contrattuali siano stati riconosciuti malgrado la Regione Sicilia non abbia ottemperato all’accordo, perché si tratta di legittime spettanze dei lavoratori e non cortesi elargizioni premianti. Da una S.p.a. di grande lustro ci saremmo aspettati ben altro comportamento - concludono i dirigenti sindacali -, non certamente l’atteggiamento di chi si fa forte con i deboli, per poi nascondersi davanti ai forti».

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