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Messina, stanno per darci solo mance d’elemosina

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza viola i criteri imposti dalla stessa Europa e lascia alla deriva l’Area dello Stretto

Le dichiarazioni della ministra del Sud Mara Carfagna tolgono il velo all’ipocrisia di Stato. Se Messina, la Sicilia, l’Area dello Stretto, avranno qualche “contentino”, lo dobbiamo alla «battaglia fatta in questi due mesi» dal nuovo Governo Draghi, altrimenti neppure l’elemosina sarebbe arrivata qui, in questa valle d’abisso d’Italia, questo infernale concentrato di territori dove abitano circa 19 milioni di dannati. Sono affermazioni gravi, per i risvolti che possono avere, quelle rilasciate dalla ministra che ha la delega alla Coesione territoriale. «È vero – ammette Mara Carfagna – che un anno fa, quando l’Europa varò l’operazione del Next Generation-Eu, la suddivisione dei fondi tra gli Stati fu decisa in base a un algoritmo che valorizzava i dati del Pil, del numero degli abitanti e della disoccupazione. È vero che quel principio, se fosse stato adottato a livello nazionale per dividere i fondi tra Nord e Sud, avrebbe premiato il Sud con una quota superiore al 60 per cento. Ma questo non è successo. L’esecutivo dell’epoca ha scartato l’idea e ha costruito diversamente l’impalcatura del Recovery Plan sulla quale tutti noi, successivamente, abbiamo dovuto lavorare». A questo punto, dopo la frecciata velenosissima nei confronti del precedente esecutivo guidato da Conte (con partiti che lo sostenevano e che sostengono anche l’attuale presidente Draghi), Mara Carfagna attribuisce all’attuale compagine governativa il merito «di aver costruito in otto settimane una Quota Sud pari al 40 per cento, di aver qualificato trasversalmente alle missioni del Pnrr una Capitolo Sud che non esisteva», in poche parole «di una missione compiuta che fino a due mesi fa nessuno poteva dare per scontata».

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