Il processo con il rito ordinario, scaturito dall'operazione Piramide, su un traffico di stupefacenti e su una presunta estorsione le cui misure cautelari furono eseguite dai carabinieri all'alba del 10 dicembre 2019 e che vide coinvolti indagati di Barcellona, Patti e Gioiosa Marea, giunta al secondo “step” dopo la prima scrematura dell'udienza preliminare del maggio 2020 in cui si sono celebrati contemporaneamente, per altri imputati, riti abbreviati e patteggiamenti con tre rinvii a giudizio, si è concluso con due condanne miti per il solo reato di detenzione di droga ai fini dello spaccio e con una assoluzione piena per la contestazione di una estorsione. I giudici del Tribunale di Patti, presidente Mario Samperi, hanno condannato per singoli episodi di spaccio di sostanze stupefacenti – alla pena di di 1 anno e 4 mesi di reclusione – due imputati: il primo un giovane di origini cubane, di Santa Clara, Ignacio Francisco Gonzalez Perez, 31 anni, residente a Patti, difeso dall’avvocato Antonietta Privitera; il secondo, condannato alla stessa pena, è Agostino Antonio Sangiorgio, 21 anni di Patti, difeso dall'avvocato Antonino Ricchiazzi. Per Sangiorgio il pm aveva chiesto una pena maggiore di tre anni di reclusione. Ad entrambi è stato concesso il beneficio della sospensione della pena. Assoluzione nel merito, perché il fatto non sussiste, per un terzo imputato, Marco Pietro Calabrese, 27 anni di Barcellona, difeso dall'avvocato Pinuccio Calabrò, che, per effetto dell'operazione Piramide, è stato sottoposto a due diversi processi: il primo per presunti episodi di spaccio per competenza territoriale davanti al Tribunale di Barcellona dal quale è stato assolto con la formula più ampia l'8 settembre 2020 e, adesso, per una presunta estorsione che attribuita al giovane di Barcellona si sarebbe rivelata inesistente davanti al Tribunale di Patti. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina