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Messina, chef Caliri sulle riaperture: "E' facciata. Col coprifuoco significa restare chiusi"

“Non si sottovaluti l’emergenza sanitaria ma si rispetti anche il lavoro dei ristoratori”

Lo chef messinese Pasquale Caliri

Aprono i ristoranti, ma solo in zona gialla, con posti all'aperto e orari legati al coprifuoco. Una farsa, per chi come lo chef messinese Pasquale Caliri è ristretto ormai da più di un anno in una situazione che per tutti i ristoratori  è diventata insostenibile. Perchè gli indennizzi, quando arrivano, non sono sufficienti neppure  coprire le spese. E  anche perchè rivitalizzare il settore significa molto più che la possibilità di "mangiare". E' nutrirsi, di una voglia socialità che a questo punto si è fatta insaziabile. Così, dopo le proteste che l'intero comparto ha portato in piazza nelle ultime settimane, arriva anche la reazione composta di chi, come Caliri, comprende le necessità dettate dall'emergenza sanitarie, ma allo stesso tempo invita ad una riflessione più ampia.

“Aprire i ristoranti lasciando il coprifuoco alle ventidue è solo un tentativo di facciata per allentare la tensione fingendo di intervenire” questa la reazione a caldo dello chef Pasquale Caliri dopo l’ultima disposizione governativa che ha stabilito nuove modalità di riapertura dei ristoranti.
“Lo scorso anno, ed eravamo in piena emergenza - continua Caliri - ci fu una levata di scudi sulla chiusura alle ventitre, stavolta per stanchezza sono tutti impegnati a prenderla con euforia. Coprifuoco alle ventidue significa che il cliente deve essere a casa a quell’ora e nessuno va a cenare alle sette del pomeriggio. Probabilmente hanno voluto scopiazzare l’estero dove si va a cena molto presto, per non parlare della Sicilia dove siamo abituati a tirarla per le lunghe.

“Ancora una volta - continua - si perde il senso dell’essenza del nostro lavoro: andare al ristorante significa ritagliarsi uno spazio di tranquillità dove rilassarsi in santa pace senza le pressioni del tempo, coniugarlo con un ulteriore impegno significa tradirlo”.
Chef Caliri, da sempre in polemica con gli interventi anche del precedente Governo, anche stavolta reagisce fermamente: “ E’ solo un intervento di facciata, ancor più se pretendi che aprano la sera solo i locali all’aperto. In sostanza si dovrebbe cenare con sciarpa e cappotto. È mancata l’onesta di chiamare le cose col proprio nome e quello che chiamano programmazione suona sempre più spesso come improvvisazione. Il settore resta alla sbarra visto che è chiaro in tutte le salse che il business della ristorazione è legato alla sera.

“Nessuno nega l’esigenza di regole e limitazioni per l’emergenza sanitaria - conclude lo chef - ma scaricarle tutte su alcune categorie lasciandole tra l’altro con briciole di indennizzi è illogico, antidemocratico e a questo punto rasenta il doloso”.

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