La Procura distrettuale antimafia di Messina ha avanzato la richiesta di revoca del programma di protezione provvisorio che era stato adottato per il collaboratore di giustizia Carmelo Giambò, barcellonese di 49 anni inteso “ù Mastruffu”, che dal dicembre dello scorso anno ha iniziato a collaborare con gli stessi magistrati della Dda di Messina, principalmente in relazione ai numerosi omicidi a cui lo stesso ha partecipato con altri sodali, tanto da aver già collezionato cinque condanne all’ergastolo, di cui per un solo omicidio la pena è già diventata definitiva. Per altre quattro uccisioni, invece, le condanne si riferiscono al processo di primo grado, per il cui in appello il relativo procedimento sta per concludersi con gli ultimi interventi difensivi previsti per le prossime udienze del 20 e 27 aprile. A quanto pare, alcune rivelazioni da “collaboratore di giustizia” proferite da Carmelo Giambò, che nella famiglia mafiosa dei “Barcellonesi” ha esordito come sicario, per poi dedicarsi alla gestione delle estorsioni, fino ad infiltrarsi in attività commerciali, a cominciare dal mercato ortofrutticolo all’ingrosso di Nasari, per finire ai subappalti “mascherati” di servizi di trasporto nella gestione dei rifiuti dell’Ato Me 2, non sarebbero state ritenute credibili. Forse addirittura si tratterebbe di rivelazioni false. Falsità che potrebbero essere emerse durante i confronti a cui lo stesso Carmelo Giambò è stato sottoposto davanti ad altri collaboratori di giustizia. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Messina