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Messina, i retroscena di "Provinciale": tra sale biliardo, funerali e voto di scambio

Figure chiave nell'indagine risultano l'ex latitante Giovanni De Luca, il boss Giovanni Lo Duca e il nipote dello storico boss Luigi Sparacio

Nell'operazione "Provinciale" che ha portato all'arresto di 31 persone, il Gip ha ricondotto al gruppo facente capo a Giovanni Lo Duca anche Salvatore Sparacio, classe ‘75, nipote dello storico boss Luigi, poi divenuto collaboratore di giustizia. A tal proposito, le Fiamme Gialle del G.I.C.O. hanno accertato come il centro nevralgico dei contatti tra Sparacio e Lo Duca risultasse la sede della sala giochi “ASD Biliardi Sud”, solo formalmente intestata a Letterio Cuscinà classe 77, e Mario Alibrandi, ma di fatto riferibile allo Sparacio, oggi sottoposta a provvedimento cautelare reale. Del resto, il ricorso a schermature societarie costituiva una costante di tutta l’indagine:

Sparacio risultavano riferibili anche un’ulteriore sala biliardi, in pieno centro di Messina, intestata ad Antonio Scavuzzo, cl. 84, nonché un pub, anch’esso nel centro di Messina e solo formalmente intestato all’arrestato Carlo Cafarella, cl. 81.

Corteo funebre in lockdown

La rilevanza per il gruppo criminale investigato della sala giochi “ASD Biliardi Sud”, peraltro, ha trovato significativa conferma lo scorso 11 aprile 2020, in occasione dei funerali di Rosario Sparacio, fratello dell’ex boss pentito Luigi e padre dell’odierno indagato Salvatore: è l’ormai famoso corteo funebre svoltosi in violazione delle norme anti-Covid (si era in pieno lockdown), che in quella occasione si fermò proprio davanti alla sala biliardi. In quella occasione emerse come nel locale si tenessero veri e propri summit mafiosi e si praticasse il gioco d’azzardo, attraverso computer collegati con piattaforme di scommesse on-line aventi sede all’estero.

Voto di scambio: 10mila euro per 350 voti

C’è anche il voto di scambio nella maxi-operazione di questa notte. Le investigazioni eseguite consentivano di accertare, infatti, il ruolo ricoperto da Salvatore Sparacio nell’ambito delle elezioni comunali del 10 giugno 2018, laddove risultava il punto di riferimento di un personaggio politico locale, Summa, 51 anni, oggi sottoposto agli arresti domiciliari.

Emblematico l’episodio messo in luce dai Finanzieri peloritani grazie alle indagini tecniche che consentivano di captare alcune inequivoche conversazioni, inerenti la prova dell’offerta di denaro, per una somma pari a 10.000 euro, effettuata al boss dal candidato politico, affinché procurasse un congruo numero di voti per la propria scalata elettorale.

Questa attività di procacciamento vedeva in Francesco Sollima, cl. 69, il trait d'union con il politico Natalino Summa ed il boss Salvatore Sparacio, che l’aspirante consigliere comunale incontrava con il padre Antonino Summa, 81 anni, ex consigliere provinciale.

I riscontri eseguiti consentivano di documentare come l’accordo illecito raggiunto consentisse di raccogliere, nei quartieri di operatività del gruppo mafioso, ed altri a questo collegati, in totale, ben 350 voti.

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