Assolti due giornalisti della “Gazzetta del Sud”, Francesco Celi, e il corrispondente da Barcellona Leonardo Orlando, dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sull’attentato fallito al pubblico ministero di Barcellona Federica Paiola. Ieri, la I sezione penale del Tribunale peloritano (presidente Letteria Silipigni), ha scagionato entrambi con formula piena («il fatto non sussiste»). Motivazioni tra 90 giorni. Il collegio – come pure sottolineato dal Pm – ha rilevato la mancanza del concorrente pubblico ufficiale e l’interesse prevalente della notizia rispetto alle esigenze della segretezza, al di là della circostanza che dopo la pubblicazione sia stata assegnata la scorta al magistrato che si spostava tra Milazzo e Barcellona, tragitto nel quale si sarebbe dovuto verificare l’attentato. Nel pool difensivo gli avvocati Sergio Arcidiacono, Franco Restuccia e Giuseppe Lo Presti. Coloro i quali stavano progettando l’attentato sono intanto sottoposti a processo a Reggio Calabria. Si tratta di Antonino Corsaro, di Reggio; Salvatore Veneziano, di Milazzo; Gaetano Scicchigno, palermitano; Carmine Cristini, nato a Cosenza; Giovanni Fiore, di Milazzo; Marco Milone, di Barcellona. Devono rispondere di tentato omicidio in concorso, progettato nel carcere di Messina. L’11 agosto 2016 avrebbero voluto eliminare il magistrato in servizio alla Procura di Barcellona. Ma l’attentato non si è verificato «per cause indipendenti dalla loro volontà, in quanto tale progetto criminoso veniva scoperto». Le indagini della Mobile di Messina e del Commissariato di Barcellona, coordinate dal procuratore aggiunto messinese Giovannella Scaminaci, hanno individuato i ruoli, con Corsaro, ritenuto «ideatore e istigatore». L’attentato era previsto sull’A20 Messina-Palermo, «in maniera spettacolare ed evocativa», con le finalità «di agevolare le associazioni mafiose». Bisognava «compiere l’omicidio per un miglioramento all’interno della criminalità organizzata».