C'è un nuovo collaboratore di giustizia che ha deciso di rompere la cortina di silenzio imposta dalle arcaiche regole omertose della criminalità organizzata, abbandonando la famiglia mafiosa dei “Barcellonesi” di cui è stato feroce sicario.
Ad aver iniziato da mesi la collaborazione con inquirenti ed investigatori, è stato il killer barcellonese Carmelo Giambò, 49 anni, inteso “ù Mastruffu”, condannato a 5 ergastoli, per aver commesso altrettanti omicidi in concorso con altri sodali. Cinque ergastoli di cui solo uno allo stato ha superato i tempi della giustizia, divenendo definitivo; mentre per altri 4 omicidi si attende la sentenza di secondo grado nel procedimento scaturito dall'operazione antimafia “Gotha VI”.
Giambò, che l'ultima volta fu arrestato nel giugno 2011, per effetto dell'operazione “Gotha – Pozzo II”, era richiuso in regime di 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, e si trovava fino allo scorso anno nel carcere di Terni. Da mesi, invece, è in custodia in un luogo segreto a disposizione degli inquirenti che indagano sui più più efferati delitti, ancora irrisolti, commessi da un esercito di affiliati reclutati dalla mafia locale. Dalla collaborazione di Giambò, che appare preziosa perché lo stesso boss è sfuggito a due agguati mafiosi organizzati per eliminarlo, gli inquirenti si attendono importanti rivelazioni. Lo stesso avrebbe partecipato a gravi azioni malavitose: dagli omicidi commessi con la partecipazione di altri boss di rilievo, alle estorsioni per costruzione di centri commerciali. Giambò, inoltre, si era infiltrato in numerose attività produttive, anche pubbliche, come nella gestione dei rifiuti dell'Ato Me 2 dove avrebbe svolto, grazie a compiacenti prestanome, servizi di sub appalto per le ditte che svolgevano il servizio di igiene ambientale.
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