Il patrimonio milionario dell’imprenditore e pasticciere 60enne Domenico La Valle, ritenuto dalla Dda da parecchi anni “organico” al clan mafioso di Mangialupi, compie un altro passo verso l’acquisizione definitiva da parte dello Stato. La sezione Misure di prevenzione del Tribunale, presieduta dal giudice Maria Vermiglio, ha infatti disposto la confisca di una lunga lista di beni e conti correnti, dopo il contraddittorio tra l’accusa, rappresenta dal sostituto della Dda Liliana Todaro, che all’epoca seguì anche le indagini, e i difensori dell’uomo e dei suoi familiari come “intervenienti”, gli avvocati Isabella Barone, Salvatore Silvestro, Katia Veneziani e Antonio Bonfiglio. Si tratta di un patrimonio immenso, stimato in circa 10 milioni di euro, tra attività commerciali, appartamenti, veicoli, conti correnti. E si tratta dell’ennesimo sviluppo processuale delle maxi indagini della Guardia di Finanza denominate “Domino” e “Last bet”, che a più riprese negli anni scorsi hanno focalizzato l’attenzione su La Valle come elemento di primo piano del clan mafioso di Mangialupi, che per anni era riuscito a rimanere sotto traccia accumulando una vera fortuna praticamente in tutti i campi, dall’immobiliare alla ristorazione, dalla distribuzione di carburante alle sale scommesse, fino ad arrivare alle pasticcerie. Proprio in questo ambito i giudici hanno disposto l’unica restituzione, del “Laboratorio di Pasticceria La Valle s.n.c.”. Per il resto è stato tutto confiscato. E l’elenco è lunghissimo tra beni mobili, immobili, aziende e società, una tabaccheria, un gommone e svariati appartamenti. In particolare, la ditta individuale “Scimone Antonino”, con sede legale a Messina in via Tommaso Cannizzaro 262 e sede operativa in via Corbino Orso; società “Cmslot srl”, con sede legale a Messina in via Tommaso Cannizzaro 262 e sede operativa in via Corbino Orso; società “Scimone Better srl”, con sede legale a Messina in via Don Minzoni 199/a; rivendita di generi di monopolio n. 198, ubicata in via Taormina 8; ditta individuale “Nuovo centro scommesse di Davide Romeo”; “Bar La Valle”, in via Vecchia comunale, di proprietà di Grazia Megna; appartamento di 4 vani e accessori e bottega con annesso cortiletto, entrambi in via Vecchia Comunale Gazzi 40; due immobili a Contesse-Gazzi di 3,5 vani ciascuno; altri quattro immobili di 5 e 3,5 vani e lastrico solare in via Vecchia Comunale; un magazzino e locale deposito di 451 mq in via Corbino Orso; un laboratorio di 50 mq in via Catania, un immobile di 4 vani in via Comunale, al Villaggio Santo; un’abitazione civile di 12 vani in via Cottone; sempre in via Cottone, due posti auto e un garage; in via Corbino Orso, due magazzini di 143 e 157 mq. E ancora: villa e relative pertinenze del complesso Baia Verde, a Rodia; una bottega in via Vecchia Comunale, di proprietà di Alessio La Valle; un gommone Gremar; un’Audi A3 cabrio e una Bmw 420d cabrio; conti correnti, conti deposito a risparmio. “Un uomo d’onore che gestiva un’impresa mafiosa”. Lo hanno definito così a suo tempo, nei presupposti del sequestro, Domenico La Valle, i giudici della sezione di Misure di prevenzione. E hanno scritto nel provvedimento come fosse possibile sostenere, alla luce delle risultanze investigative e processuali, che «... il La Valle non sia semplicemente “appartenente” ad una struttura criminosa organizzata ai sensi dell’art. 416 bis ma che lo stesso sia effettivo partecipe del sodalizio criminoso denominato clan di Mangialupi, radicato sin dagli anni ’80 nell’omonimo rione sito nella zona sud della città di Messina, da tempo oltremodo risalenti».