Almeno ci si è resi conto dell’importanza del tema. Quello di questi giorni non è il solito dibattito sulla chimera-Ponte, che equivale a una dotta disquisizione sul sesso degli angeli. Il confronto, avviato negli ultimi mesi, è sul modello di sviluppo del Paese (collegato ai piani dell’Europa, soprattutto in vista di una ripresa dopo la tragica pandemia), sul ruolo del Meridione e su uno strumento operativo come quello costituito dal Recovery Fund.
Uno strumento che – lo dice l’Europa stessa – ha destinato all’Italia più risorse rispetto anche ad altre nazioni, per una semplice ragione: perché in Italia esiste il più grave divario che ci sia in un Paese del vecchio Continente, quello tra Centro-Nord e Sud, ed è una distanza che adesso va colmata. Se si investe un euro per rafforzare il sistema infrastrutturale al Nord, se ne devono investire almeno 10, se non 100, lì dove si parte con un handicap fortissimo. Premessa indispensabile, dunque, per una lettura più completa delle vicende che ruotano attorno all’Area dello Stretto e al collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.
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