Negli enti locali si chiamano Piani triennali delle opere pubbliche. Contengono lavori preziosi per i territori di riferimento, attesi dalle comunità come manna dal cielo. Ma spesso sono equiparati a “libri dei sogni”, in cui le singole voci si spostano avanti nel tempo, ogni 365 giorni, finché quella programmazione legata ai Bilanci di previsione non viene riaggiornata e non incassa un nuovo semaforo verde da Giunte e Consigli. Senza poi concretizzarsi. Adesso, però, le opportunità arrivano da un livello più alto, da quel Masterplan della Città metropolitana di Messina che include infrastrutture strategiche per il futuro dell'intera provincia. Alcune già in corso di realizzazione, altre ancora su carte, mappe e ricostruzioni tridimensionali. Eppure, c'è una deadline che incombe: entro il 31 dicembre prossimo bisogna appaltare i rimanenti interventi, pena la perdita dei finanziamenti. Sarebbe un “peccato mortale”, uno schiaffo a chi si è battuto per farli inserire nell'elenco “dei buoni” e dei “più meritevoli”. Gli svincoli previsti nel Messinese rientrano a pieno titolo nel Girone dei sospesi, in quel Primo cerchio Dantesco, in cui vivono nell'inappagabile desiderio di vedere la Luce, emettendo in continuazione profondi sospiri. Toccare la tappa dell'affidamento dei lavori prima della fine del 2021 significa rimettere in carreggiata i comprensori tirrenico e ionico, dare una valvola di sfogo non solo a Monforte, ma anche a Torregrotta, Pace del Mela, Valdina, San Pier Niceto, Venetico. Analogo discorso vale per le nasciture bretelle di Santa Teresa, di cui beneficerebbero, innanzitutto, i centri più distanti dall'uscita ed entrata di Roccalumera, sull'A18: Savoca, Sant'Alessio, Casalvecchio, Antillo, Forza d'Agrò, solo per citarne alcuni. E che dire del futuro asse viario di Alì Terme? Un toccasana pure per Nizza, Itala, Scaletta. Inoltre, cancellare il suffisso “mini” dallo svincolo di Villafranca e dotarlo delle rampe mancanti garantirebbe di smaltire flussi veicolari cresciuti e crescenti. Lasciamo quindi il “Libro dei sogni” a Fellini. Tiriamo ogni singola opera fuori dai cassetti e concentriamoci sul suo (dover) essere “azione”.