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Asse della droga tra Messina e la Calabria: condanne per Brigandì e Selvaggio

Lo stralcio per 4 giudizi abbreviati. Assolti invece la moglie del pentito e Rinaldo Chierici

Due condanne e due assoluzioni per il troncone dei giudizi abbreviati in udienza preliminare celebrato ieri davanti a due diversi magistrati dell’operazione antidroga “Scipione”, scattata nel marzo dello scorso anno. Al centro dell’inchiesta della Dda un gruppo che a Messina si riforniva di droga in Calabria.
Erano coinvolti in quattro: Stellario Brigandì che è comparso davanti al gup Simona Finocchiaro, e poi il pentito Giuseppe Selvaggio, Grazia Testa e Rinaldi Chierici, che sono stati giudicati dal gup Eugenio Fiorentino. Per Brigandì il gup Finocchiaro ha deciso una condanna a 15 anni, un mese e 10 giorni di reclusione, applicando la “continuazione” con una precedente sentenza. Il gup Fiorentino ha invece inflitto al pentito Selvaggio 8 anni di reclusione, ed ha poi assolto Chierici con la formula «perché il fatto non sussiste», e la Testa, che è la moglie di Selvaggio e rispondeva in teoria di favoreggiamento personale nei confronti del marito, con una formula particolare di “non punibilità”; il giudice ha richiamato la normativa che prevede un fatto specifico, previsto dal collegato degli articoli 384 e 378 del codice penale: “non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore”.

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