Il direttore generale di Asst Pavia, Michele Brait, 54 anni, in carica dal 2016, è finito agli arresti domiciliari nell’ambito di una indagine relativa a presunti appalti truccati per i servizi di trasporto in ambulanza della Guardia di Finanza di Pavia. Assieme a lui ai domiciliari disposti dal gip di Pavia Maria Cristina Lapi, anche il dirigente amministrativo del servizio acquisti e gare, Davide Rigozzi, 39 anni, responsabile unico del procedimento, e i fratelli Antonio e Francesco Calderone, originari di Messina e residenti rispettivamente a Roma e ad Arese (Milano). Questi ultimi sono considerati dagli inquirenti gli amministratori di fatto di First Aid One Italia, una cooperativa con sede legale a Pesaro e sede operativa a Bollate (Milano) il cui amministratore di diritto è ritenuto un prestanome ed è stato oggetto di perquisizione al pari del presidente del consorzio di Messina di cui fa parte First Aid One Italia.
L'inchiesta
L’indagine è stata condotta dalla compagnia di Vigevano della guardia di finanza e aveva già visto una serie di perquisizioni a maggio, luglio e ottobre dello scorso anno. I reati contestati sono turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture. Al centro dell’indagine della Guardia di finanza di Vigevano, coordinata dal sostituto procuratore di Pavia Roberto Valli, c’è una gara d’appalto bandita nel 2017 per i trasporti sanitari cosiddetti “secondari”, ovvero i trasferimenti da strutture di Asst Pavia verso altri ospedali per ricoveri, visite, esami. In precedenza il servizio era affidato “a gettone” alle Croci della zona. Alla gara, importo base di 2 milioni 293 mila euro per tre anni, partecipò solo la cooperativa First Aid One Italia, del tutto sconosciuta in zona, dove non aveva mai operato. La Croce Rossa e le altre associazioni di pubblica assistenza della provincia, 25 in tutto, rimasero alla finestra, contestando che erano state fissate tariffe insostenibili, fuori mercato, inferiori anche del 45% rispetto a quelle applicate nel 2006, insufficienti a coprire i soli costi vivi di personale, sulle quali la cooperativa vincitrice aveva praticato un ulteriore ribasso del 10,3%, aggiudicandosi la gara per 2 milioni e 57 mila euro. Dalle indagini è emerso che l’importo base della gara era fissato a livelli inferiori alle tariffe regionali. La cooperativa aveva indicato costi del lavoro sotto i minimi salariali previsti dal contratto nazionale e inoltre imponeva ai propri dipendenti, terminato ogni turno, di effettuare alcune ore di lavoro gratis, come volontariato. Fin dall’inizio il servizio offerto non sarebbe stato conforme a quanto previsto dell’appalto, mentre l’Asst non sarebbe intervenuta in modo adeguato per esigere il rispetto del capitolato. In particolare, si legge in una nota della guardia di finanza, First Aid One Italia avrebbe creato «numerosi e continui disservizi uniti a sensibili ritardi e mancate prestazioni sanitarie, spesso confermati anche da molte segnalazioni pervenute dai pazienti trasportati e dai medici in servizio presso i presidi ospedalieri, facendo presupporre l’utilizzo di un numero di ambulanze inferiore a quello previsto». Asst, a fronte delle numerose violazioni contrattuali, ha omesso di procedere alla revoca dell’aggiudicazione. Tra l’altro la cooperativa per mesi non disponeva di luoghi attrezzati in cui ricoverare i propri mezzi e lasciava le ambulanze a fine turno parcheggiate sulla pubblica via. (ANSA)
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia