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I dubbi sulla gestione pluriennale dello stadio Scoglio: i tempi si allungano?

Il bando per la gestione pluriennale dello stadio Franco Scoglio è sotto “esame” fin dalla sua genesi. E anche nel precedente di diversi anni fa, quando il calcio messinese viveva periodi decisamente migliori, fu proprio la gestione dell’impianto e il relativo bando (che allora comprendeva anche il Celeste) a generare le maggiori polemiche.
Nei giorni scorsi abbiamo esaminato i verbali di gara, pubblicati dal Comune in vista della prossima seduta pubblica, fissata per il 16 marzo. Quel che si sa fin dal principio è che è stata presentata una sola offerta, da parte del Football Club Messina, quel che è emerso dai verbali è, tra l’altro, che la valutazione dell’offerta tecnica ha ottenuto 39,73 punti su un massimo di 70 e che la società ha presentato un piano di investimenti da 141 milioni di euro, per rientrare dal quale servirebbe una gestione di 99 anni, e non di 30 come previsto dal bando.
A sollevare alcuni dubbi, adesso, è il consigliere comunale del Pd Alessandro Russo, il quale ricorda, in premessa, che «tra i requisiti del bando è previsto che i proponenti le offerte non debbano versare nei confronti del Comune in condizioni di situazione debitoria “liquida ed esigibile”, ma anche l’aver gestito per almeno tre anni impianti sportivi contenenti almeno 10.000 spettatori e un fatturato che deve avere una totalità minima di 600.000 euro in tre anni di gestione».
Diversi dubbi, dunque, che sarebbero già insorti anche a Palazzo Zanca. Al punto che i tempi dell’iter parrebbero destinati ad allungarsi.

A Russo risponde però il consigliere di Ora Sicilia Salvatore Sorbello: “Non si possono fare interrogazioni durante lo svolgimento in corso di un bando pubblico - esordisce -, : credo in linea generale che il Pd, per noti motivi, sia incompatibile anche solo a passare davanti allo Stadio San Filippo. Ritengo tuttavia che certe manovre, effettuate per destabilizzare l'ambiente squadra alla vigilia di una partita importante, finiscano poi per  turbare la partecipazione di una società ad una gara pubblica che è ancora in corso di svolgimento.  La competenza per la correttezza procedurale di un bando non passa certo dal Consiglio Comunale  ma dalla  commissione a tal fine nominata secondo legge, la quale ha già il dovere di rispettare e far rispettare ogni passaggio come da disciplinare allegato al bando. Non siamo noi consiglieri comunali vicini a quel presidente o vicepresidente iscritto a quel partito piuttosto che all'altro, a dover dire alla commissione cosa deve fare e di cosa dovrebbe avere timore, né può essere competente l'amministrazione comunale intesa come organo politico.  C'è un dirigente che ha questo compito, che per ovvie ragioni non è stato nominato dalla politica per svolgere il suo lavoro.     Noi organo politico, eventualmente,  possiamo intevenire successsivamente, quando si completerà l'iter procedurale che coincide con l'assegnazione o la boccciatura.  In uno Stato di diritto funziona così, ma il Pd, o parte di esso,  questo, ancora probabilmente non l'ha imparato”.

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