Due condanne che diventano definitive e tre “aggiustamenti” dopo il passaggio in Cassazione per uno dei tronconi processuali dell’operazione “Dominio", in questo caso quello dei riti ordinari. Al centro della vicenda la nuova organizzazione del clan di Mangialupi, la cui pressione mafiosa su tutto il territorio di Gazzi fu al centro della “Dominio”, blitz scattato alla fine del marzo 2017. I giudici della VI sezione penale hanno rivisitato la sentenza decisa in appello nell’ottobre del 2019 che riguardava cinque imputati: Francesco Benanti, Giovanni Aspri, Giuseppe Giunta, Antonino Scimone e Mario Schepisi. In appello rispetto al primo grado, i giudici avevano rideterminato le pene: Mario Schepisi (3 anni e 10 mesi); Giovanni Aspri (7 anni e 70 mila euro di multa); Giuseppe Giunta (11 anni e 4 mesi e 55 mila euro di multa); per Antonino Scimone, che in primo grado era stato assolto, i giudici dopo l’atto di appello della Procura avevano riformato la sentenza condannandolo a un anno e 10 mesi di reclusione, ma soltanto per uno dei capi d’imputazione contestati, e gli avevano concesso le attenuanti generiche. Per Francesco Benanti avevano deciso poi la conferma della sentenza di primo grado (1 anno e 10 mesi). La Cassazione: ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Aspri e Schepisi, quindi le loro condanne diventano definitive; ha disposto l’annullamento con rinvio della condanna a carico di Giunta, stabilendo un nuovo processo a Reggio Calabria; ha dichiarato la prescrizione per Benanti, dopo l’esclusione dell’aggravante mafiosa; e infine ha rideterminato la condanna per Scimone in un anno e 4 mesi.
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