Tutto ribaltato. Se in primo grado si erano registrate sette condanne, ieri in appello si sono avute sette assoluzioni, con la formula ampia, ovvero «perché il fatto non sussiste». Si è concluso così nel pomeriggio di ieri il processo d’appello per la morte dell’operaio di MessinAmbiente Antonino Tomasello, che perse la vita a Pace il 3 luglio del 2014, mentre lavorava su una spazzatrice. La sentenza assolutoria è della prima sezione penale della Corte d’appello presieduta dal giudice Alfredo Sicuro. Questo a fronte della richiesta di conferma delle condanne inflitte in primo grado, avanzata ieri dal sostituto procuratore generale Adriana Costabile. In primo grado, nell’ottobre del 2019, erano state sette condanne per dirigenti e funzionari di MessinAmbiente: 8 mesi per Natale Cucè, responsabile del Servizio prevenzione e protezione, per il dt Antonino Miloro, per l’ex liquidatore Armando Di Maria, e per Pietro Arrigo, Roberto Lisi e Cesare Sindoni, addetti al Servizio di prevenzione e protezione, e infine per il dirigente del Settore servizi Claudio Sindoni (le qualifiche si riferiscono ovviamente all’epoca dei fatti). Per tutti il giudice aveva concesso le attenuanti generiche, la pena sospesa e la non menzione, e aveva poi accordato il risarcimento in sede civile ai familiari dell’operaio, con una provvisionale di 30mila euro «in favore di ciascuna delle costituite parti civili». Con l’assoluzione in appello i giudici hanno anche revocato tutte le statuizioni civili. Sono quindi prevalse in appello, rispetto al primo grado, le argomentazioni del collegio difensivo.
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