Messina

Martedì 30 Aprile 2024

Messina, il caso "Bisazza": scuola in presenza o dad? Gli studenti vogliono scegliere

Liceo "Bisazza"

A scuola, in presenza, nella situazione attuale, non ci vogliono proprio andare. I contorni del caso del liceo “Felice Bisazza”, sono un po’ cambiati, i ragazzi hanno cambiato registro, ritirando le accuse lanciate alla loro scuola, ma il tema di fondo resta immutato. La paura dei contagi è altissima e i ragazzi, ma se ne può dedurre anche le loro famiglie, vorrebbero poter scegliere fra le lezioni fra i banchi e quelle da casa in didattica a distanza. Anche ieri si sono registrati numeri che fanno riflettere sulla portata di questa richiesta. Su 350 studenti del “Bisazza” che sarebbero dovuti essere presenti per quello che sarebbe dovuto essere il loro primo giorno di scuola dopo il lungo “lockdown scolastico” di 100 giorni (le classi in presenza e quelle in didattica a distanza si alternano ogni 24 ore per osservare il limite massimo del 50% di alunni in istituto) ce n’erano circa 170. Come il giorno precedente, metà dei ragazzi attesi in aula erano assenti. Tre le classi completamente vuote, mentre, nelle altre, diversi erano i banchi vuoti. Quello del “Bisazza” però sembra essere rimasto un caso isolato. Per esempio, all’Istituto superiore Verona Trento, dove lunedì si era registrato un 50% di assenze, ieri il fenomeno è sembrato rientrare con la preside Simonetta Di Prima che ha parlato di «assenze fisiologiche». Al liceo dell’Annunziata, invece, ieri è stato il momento del confronto e di qualche retromarcia. Nelle dichiarazioni sulle motivazioni del loro “sciopero didattico”, gli studenti che hanno guidato la protesta contro la mancata libertà di scelta fra la didattica a distanza e quella in presenza, si erano fatti prendere un po’ la mano. «Posso assicurare che non vi siano assembramenti davanti ai cancelli prima dell’ingresso – ha tenuto a sottolineare la preside Giovanna Messina – I ragazzi trovano il portone aperto, hanno tutto il parcheggio dove poter attendere l’ingresso e un nostro addetto si occupa di non farli assembrare. E poi non è nemmeno vero che ci siano problemi di affollamento in classi numerose, perchè per ospitare 30 ragazzi abbiamo unito due aule, abbattendo una parete, e la Città Metropolitana facendo i calcoli ha dato il via libera». «In effetti quello che abbiamo rappresentato in prima battuta per giustificare la nostra richiesta– dice Emanuele Maurotto, studente portavoce dell’iniziativa alla quale hanno risposto 350 suoi compagni – era solo un timore riferito a qualcosa che abbiamo vissuto a settembre, nei primi giorni di scuola, non qualcosa che si è realmente verificato lunedì. La nostra preside ha fatto fronte in maniera ottimale a quei pericoli. Vogliamo comunque proseguire la nostra protesta, almeno per questa settimana, perché ci venga data la possibilità di scelta. E ieri abbiamo anche incontrato l’assessore Laura Tringali». La quale ha chiesto ai rappresentanti d’Istituto di stilare un documento con le loro richieste e di presentarglielo per poter aprire un dossier che poi sarà inviato alla Regione chiedendo, come avvenuto in Puglia e Calabria, che possa essere data alle famiglie la libertà di scegliere fra la didattica a distanza e quella in presenza.

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