Con gli attuali venti di tempesta, i truffatori moltiplicano gli sforzi per raggranellare denari. Vestono per lo più i panni di esperti informatici, che comodamente da casa “infettano” i dispositivi dei malcapitati cittadini oppure s’insinuano nel loro “privato”. Bene che vada chiedono un corrispettivo economico, ma nella peggiore delle ipotesi riescono a spillare anche migliaia di euro da depositi bancari o postali. I messinesi non fanno eccezione tra le vittime. Involontariamente bersagliati dagli imbrogli, come capitato ad alcuni giovani, che hanno denunciato alla Gazzetta la loro storia. Un ventenne stava accedendo tramite applicazione alla home banking di Intesa SanPaolo, quando si è imbattuto in una strana richiesta di aggiornamento delle credenziali. Bisognava modificare username e password, in base a una procedura insolita, che solo cammin facendo ha destato sospetti. Finché non ha avuto più modo di accedere con le vecchie informazioni in possesso. Ha quindi contattato la sua filiale, denunciando l’anomalia. E l’istituto di credito gli ha fornito nuove chiavi di accesso: si trattava di un tentativo di impostura bell’e buono. Il caso finirà nelle mani della polizia postale. Poi c’è il raggiro del finto sms a firma sempre di Intesa SanPaolo. Dotato di tutte le caratteristiche dei messaggini inviati dallo stesso istituto di credito ai propri clienti, avverte la vittima di un movimento atipico nel conto e lo invita a verificare la situazione entrando in un link fornito sempre nell’sms. Cliccato l’indirizzo, si viene contattati da un sedicente operatore di Intesa, il quale chiede all’interlocutore se abbia effettuato un bonifico all’estero. A quel punto la vittima riceve un codice nel suo cellulare e il malvivente lo sollecita a fornirglielo. Poi la telefonata si chiude e intanto dal conto corrente del truffato è già partito un bonifico istantaneo che non si può bloccare. Qualcosa di analogo si è verificato qualche settimana fa, quando un altro giovane utente messinese si è trovato sul telefonino un messaggio di posta elettronica in cui gli si diceva di aggiornare la password dello Spid (Sistema pubblico di identità) di Poste italiane. La schermata era identica a quella della società e si invitava il malcapitato a inserire i propri dati personali. Compreso il totale dei soldi nel libretto postale. Poiché l’utente non dispone di un deposito alle Poste, ha drizzato le antenne e interrotto la procedura. Per non parlare di altri hacker che s’intrufolano nelle mail private, inseriscono un virus che inibisce parte delle funzioni del telefonino e pretendono il versamento di un corrispettivo in denaro al fine di ripristinare tutto. Un’estorsione in piena regola attuata, ad esempio, attraverso l’indirizzo iCloud di iPhone, che costringe a resettare il cellulare portandolo alle impostazioni di fabbrica – col rischio di perdere foto, video, file e rubrica non salvati – pur non cedere al ricatto. “Occhi ben aperti”, quindi