«Il 29 gennaio sciopero generale». Lo ha proclamato il Fronte Popolare Autorganizzato-Si Cobas. «Il 2021 – spiega la portavoce di Messina Valentina Roberto – non è iniziato nel migliore dei modi. Mentre l’emergenza sanitaria, nonostante il piano vaccinale, stenta a terminare, le ricadute che la pandemia ha avuto sull’emergenza sociale, quella economica, istituzionale e occupazionale sono solo all’inizio. E i Governi, locali e nazionale, non stanno andando nella direzione della risoluzione di queste emergenze. Anche nella nostra città il disastro avanza. E mentre i rappresentanti istituzionali litigano tra di loro, a pagare le conseguenze di questa crisi siamo sempre noi: lavoratori, precari e disoccupati. I potenti di questa città non sono stati colpiti. Il mondo della politica non è stato colpito. E le promesse, che chi amministra questa città ha fatto, sono state tradite. Ci chiediamo quindi: come sarà il 2021 per i messinesi? Verranno realizzati dei progetti concreti per la formazione e l’integrazione al lavoro dei disoccupati? O continueranno a esserci solo lavori di tre mesi, come le borse lavoro e i cantieri di servizi, con paghe da fame? In questa città – prosegue Valentina Roberto – ci sono centinaia di persone già formate e pronte a lavorare che il comune lascia per strada, perché preferisce fare lavorare ditte private che non impiegano personale messinese. Invece di fare chiacchiere, perché non passano ai fatti? Giovedì 21 gennaio abbiamo protocollato una richiesta di incontro con la Giunta comunale, nel quale vorremmo seriamente confrontarci sulle politiche del lavoro, soprattutto in virtù dell'integrazione del contratto di servizio di Messina Servizi e della volontà di assumere 150 persone. Accogliamo con interesse la notizia, ma a questo punto è fondamentale vigilare, affinché nel bando non si rimettano requisiti limitanti e discriminatori. Questa città – conclude il Fronte Popolare – necessita di tanta manodopera. E tanti precari potrebbero avere un lavoro stabile. Invece di focalizzare la possibilità di sviluppo, continuano a fare chiacchiere. È il momento di dire basta e lottare. Perché solo la lotta paga. Ecco perché torniamo in piazza (il 29 gennaio, alle 12, davanti al Comune), nel rispetto delle norme anti-Covid, per rivendicare i nostri diritti, lavoro, salario e salute».