Negli ultimi dieci giorni la Sicilia ha dovuto fare i conti non con una progressione del virus, ma con la sua violenza carsica, tanto da spingere il temporeggiatore Musumeci a invocare la “zona rossa”. Dopo una settimana di “lockdown”, pallido o rosa che sia, i parametri che scandiscano l’evoluzione della pandemia ci consegnano una realtà epidemiologica ancora sul filo del rasoio. Non a caso il governatore siciliano ha ventilato l’ipotesi di stringere ancora di più la cinghia, prorogando non solo la “zona rossa” oltre il 31 gennaio, ma rendendola più rigorosa e impermeabile. La lettura dei dati in filigrana conferma che le restrizioni rappresentano l’unico antidoto per evitare di essere invasi dalla malattia. Una verità scomoda, indigeribile, quasi inaccettabile, perché castra le nostre libertà fondamentali, oltre a soffocare un tessuto economico già boccheggiante. Ma c’è un’alternativa scientificamente credibile al di là dell’immunità di gregge? L’unico precedente che abbiamo alle spalle è il “lockdown” di marzo, quando il rigore e la responsabilità hanno consentito alla Sicilia di riaprire le porte, trasformandosi nella meta turistica più gettonata in estate. In questa fase le legittime pulsioni corporative, incoraggiate dalla polverizzazione dei ristori, si sono sganciate da una visione collettiva. Ma soffiare sul fuoco delle rivendicazioni e della disperazione, con gli ospedali quasi saturi e una capillare diffusione dei contagi, è puro sciacallaggio populista. Così mentre Musumeci avverte l’esigenza di mantenere alta la tensione, la Lega - alleata infida del governo regionale - rovescia il tavolo e propone la «zona arancione per tutta la Sicilia, controlli serrati per il rispetto delle regole, mettendo in campo ogni forza locale o nazionale disponibile; zone rosse solo quando necessarie, mirate e territorialmente individuate per affrontare le specifiche situazioni di emergenza>>. Se è la scienza che distribuisce le carte allora dobbiamo remare tutti insieme verso la stessa direzione, in attesa che il vaccino faccia il suo corso. Chi cavalca gli egoismi, seppur comprensibili, non ha rispetto neanche per i morti.