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"Messina è la zona più rossa: servono altri ristori"

Le associazioni degli imprenditori e dei commercianti hanno incontrato il prefetto: "Rischiamo di avere meno aiuti". L'impegno è quello di farsi portavoce col governo nazionale di una specificità tutta locale

Tutto chiuso (più che nel resto dell'Isola)

Nell’emergenza Covid, ormai è storia, alla crisi sanitaria si accompagna quella economica. Che rischia di essere altrettanto drammatica. Se poi si aggiunge che nella Sicilia zona rossa, Messina è la zona “più” rossa, ecco che il quadro si fa ancor più allarmante ed è quello che è stato tratteggiato ieri al prefetto dalle associazioni di categoria. I rappresentanti di Confesercenti, Confcommercio, Confartigianato, Claai e Confimprese Italia di Messina hanno avviato un dialogo con il prefetto Maria Carmela Librizzi, dopo che ne giorni scorsi avevano espresso in un documento congiunto l’urgenza di avviare un tavolo di confronto sulla «eccezionale gravità della situazione economica». Situazione tale che, senza risposte adeguate, «potrebbe compromettere la coesione sociale».

In videoconferenza hanno partecipato il presidente di Confesercenti Messina Alberto Palella, di Confcommercio Carmelo Picciotto, di Confimprese Italia Cettina Scaffidi, della Claai Natale Capone e il direttore di Confartigianato Francesco Giancola. Il punto di partenza è che Messina è in zona rossa «da prima che fosse dichiarata per tutta la Sicilia, con gravi conseguenze per l’intero tessuto economico della città». Da qui «la preoccupazione che nel caso fossero previsti ulteriori ristori per le regioni inserite nella massima fascia di rischio, questi aiuti possano non essere attribuiti alle attività messinesi che, pur rientrando nell’elenco dell’allegato 23, sono attualmente chiuse e lo saranno fino al 29 gennaio, come da ordinanza sindacale».

Al prefetto è stato chiesto dunque di «farsi portavoce presso il Governo nazionale delle specifiche esigenze della comunità imprenditoriale messinese, che ad oggi risulta maggiormente vessata rispetto ad altre, affinché vengano concessi ristori aggiuntivi». Ma non solo.

Altro nodo è quello delle tante aziende «che a causa della ratio con cui vengono assegnati gli aiuti economici, tra cui i codici Ateco e il criterio del fatturato “a tempo”, finora non hanno percepito un centesimo. Ancora più grave la questione relativa alle Start Up, che pur avendo investito notevoli risorse per l’apertura di una nuova impresa, avendo iniziato a sviluppare fatturato nel 2020, non hanno avuto diritto ad alcun ristoro». E sempre a proposito di ristori, le associazioni hanno ribadito sia che « quelli finora arrivati riescono a malapena a coprire le spese relative alle utenze delle aziende», sia che «gran parte delle imprese aventi diritto, non li hanno ancora ricevuti».

Il prefetto si è reso disponibile ad aprire un fronte di dialogo anche a livello locale per accertare le ragioni dei ritardi ed accelerare le procedure. Ma le associazioni hanno ribadito «l’intenzione di incontrare la deputazione nazionale e regionale messinese, affinché si impegni a rappresentare al Governo nazionale la drammatica ed eccezionale emergenza economica messinese».
seb.casp.

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