La scuola si prepara alla settimana dello screening ma i numeri non sono affatto quelli che ci si sarebbe aspettati in una fase così delicata per la storia della città. Prima della ripresa delle lezioni in presenza, il comune e l’ufficio per l’emergenza Covid hanno programmato con la Regione una serie di tamponi a tappeto per tutte le scuole, dalle primarie alle superiori.
Si tratta di test volontari, giusto, ma che oggi sarebbero utilissimi per una ripartenza da un punto zero della comunità scolastica che ha vissuto questo autunno l’incubo degli isolamenti di classi interi per l’emersione di casi di positività. Entro oggi, almeno le scuole del primo ciclo, devono comunicare i numeri delle adesioni alla campagna preventiva che si svolgerà da sabato al Gazometro. Ma i primi sondaggi, sono chiari. Su un potenziale di 78.000 persone (studenti fra i sei e i 18 anni, i loro familiari e lavoratori della scuola) si rischia di avere un lista con due, forse tremila iscritti. Troppo pochi.
Ma c’è chi non ci sta. Come la preside del comprensivo della San Francesco che ha già raccolto 380 adesioni ma punta ad altri numeri e ha scritto questa lettera alla sua comunità scolastica. «Sono passate diverse settimane da quando abbiamo dovuto sospendere le lezioni in presenza, prima per le vacanze natalizie, poi per effetto dell’ultima ordinanza sindacale. Senza contare che i giorni di ingresso a scuola, nel mese di novembre, si sono potuti contare sulla punta delle dita. Voglio partire proprio dalle ragioni che hanno prodotto quest’ultima sospensione, con conseguente attivazione della DaD. Siamo in zona rossa. Siamo a rischio elevato. Non sta né a me né al personale scolastico trovare le ragioni di tutto questo, come se una puntuale concatenazione delle cause all’effetto potesse risolvere il problema. Dal agosto ad oggi abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per rendere sicuro ogni ambiente scolastico. Sanificazioni, controlli, divieti…Anche in questo caso, non serve a molto identificare l’anello debole della catena, individuare il punto di rottura, oltrepassato il quale, oggi, nessuno si sente più sicuro ovunque, nemmeno a casa propria».
E poi «A dicembre le scuole di Messina sono state avviate ad un primo screening su base volontaria. Ci aspettavamo un’adesione massiva. Ci siamo attestati sul 20% circa della popolazione scolastica. Così hanno detto i mass media. Ci siamo interrogati su questa bassa affluenza. L’esercizio della libertà personale, soprattutto in tema di salute, è uno dei fondamenti della nostra Costituzione, un pilastro della nostra democrazia. Va difeso, e rispettato. Difendibile sempre e comunque anche la posizione di colui il quale nutre nel profondo la certezza d’aver adottato uno stile di vita tale da considerare se stessi e i propri familiari immuni dal contagio. Se uso tutte le precauzioni che ho imparato a conoscere, se mi proteggo dalla superficialità altrui, se conduco una vita ritirata, se mi limito a frequentare sempre le stesse persone, i miei più cari amici, i miei parenti…cosa ho da temere? Ogni volta che entro a scuola mi ripeto le stesse cose. E compio gli stessi gesti. Solo che qualche giorno fa ho temuto per la mia salute. Sono involontariamente entrata in contatto con una persona, poi risultata positiva. È stato un non-contatto, in realtà, nulla a che vedere con la casistica dei cosiddetti contatti stretti. Pochi minuti, ambiente aperto, mascherine, distanziamento. Eppure, ho avuto paura. E sono corsa a togliermi la paura di dosso presso un laboratorio di analisi, rispettando la tempistica e l’isolamento, fino all’esito. Il mio personale è competente e preparato. Cerca, come me, di difendersi, di proteggere l’ambiente in cui trascorre la maggior parte del suo tempo. Magari sbagliamo a preoccuparci di quando rientreremo a scuola. Lo desideriamo tanto, davvero tanto. Magari, se questa volta parteciperete in massa allo screening di gennaio, ritroveremo il sorriso insieme. E la speranza. Io non demordo, io vi aspetto qui».
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