Se ci si concentra solo sulla videopernacchia di Cateno De Luca, in diretta da Fiumedinisi, indirizzata a Nello Musumeci e alla sua Giunta, si dovrebbe dire (anzi lo diciamo con fermezza): sindaco ora basta, non è più tempo di urla e di volgarità, se si continua così, non solo si finisce in rissa, ma si scende ai livelli di “Malebolge”, con i diavoli danteschi che fanno gesti inesprimibili, come Barbariccia, colui che «avea del cul fatto trombetta». Ma davanti allo scenario tracciato dallo stesso De Luca, per spiegare le ragioni delle ulteriori misure restrittive rispetto all’ordinanza regionale, chi può dire, con tutta onestà, che il sindaco di Messina non abbia ragione? Non a fare le pernacchie, lo ripetiamo, ma a invitare tutta la comunità a una riflessione collettiva, a mettere in secondo piano esigenze legittime ed egoismi meno comprensibili, e a cercare di capire che attraversiamo la fase più drammatica della nostra storia dalla seconda Guerra mondiale in poi. Qualcuno si era illuso che il Covid sarebbe stata una semplice influenza stagionale, o poco più. Qualcuno si era aggrappato al nostro invidiabile clima, per dire che qui non sarebbe mai successo quanto accaduto nell’inquinata e grigia Val Padana. Qualcuno aveva pensato che la drammatizzazione fosse l’ennesima “trovata” di un sindaco che sa fare solo lo “sceriffo”. Ma davanti ai 139 morti contati in un mese e mezzo, da dicembre a oggi, davanti a quelle 70 vittime uccise dal Covid in soli 15 giorni di gennaio, a un ritmo che è diventato ormai di 10-12 decessi ogni 48 ore, come si può stare lì ancora a disquisire se De Luca faccia bene o no a chiudere ancor più la città rispetto a quanto disposto dal Dpcm e dall’ordinanza di Musumeci? Poniamo che non ci sia oggi Cateno De Luca, con le sue pernacchie e le sue cadute di stile, ma altri ad amministrare la città: chi mai potrebbe stare sereno e tranquillo davanti a questa conta lugubre e agghiacciante? E forse ha fatto o fa male De Luca a non riaprire neppure le scuole in un contesto simile, con oltre 14 mila positivi,165 ricoverati nei reparti Covid e 34 pazienti che lottano tra la vita e la morte nelle terapie intensive? Il sindaco ha ragione. E a chi non capisce che queste sono le giornate più tragiche vissute a Messina (ancora peggio dell’alluvione di Giampilieri) negli ultimi 70-80 anni, possiamo solo augurare che il Covid non tocchi lui e la sua famiglia. Al sindaco di una delle 14 Città metropolitane d’Italia chiediamo, però, di non scendere mai più a tali bassezze. I messaggi possono essere diretti ed efficaci anche senza insulti e pernacchie.