Prescrizione per estinzione del reato mafioso. E' questa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Giuseppe Adornato, che potrebbe mettere fine al processo stralcio “Gotha 3” davanti alla Corte d’appello di Reggio Calabria per l'avvocato barcellonese Rosario Pio Cattafi. Un processo che doveva decidere sulla sua appartenenza a Cosa nostra barcellonese solo fino al 2000, perché dopo quella data non c’erano elementi sufficienti a supporto dell’accusa. In pratica quello di Reggio Calabria è un procedimento che, dopo il rinvio della Cassazione del 2017, in questi anni è stato sempre aggiornato tra impedimenti dei giudici e degli avvocati, e per i problemi legati alla pandemia. E adesso è maturata la prescrizione. L'udienza di trattazione è fissata per il prossimo 20 gennaio. Scrive tra l'altro il magistrato reggino che “... non sono emersi elementi probatori adeguati a comprovare una condotta specifica dopo l'arresto dell'ottobre del 1993, per cui da questa data deve essere ritenuta cessata per lui la partecipazione al reato permanente associativo...”.
Nel 2017 la Cassazione decise sul troncone dell’operazione antimafia “Gotha 3” che riguardava oltre a Cattafi anche il boss Giovanni Rao, e il “cassiere” di Cosa nostra barcellonese Giuseppe Isgrò. Per loro due, con il rigetto dei ricorsi difensivi, le condanne d’appello decise a Messina nel novembre del 2015 diventarono definitive: 5 anni e 8 mesi per Rao, 7 anni e 6 mesi per Isgrò. Per Cattafi invece i giudici della V sezione penale dichiararono inammissibile il ricorso della Procura generale. E questo significò che cadeva definitivamente il ruolo di “capo” della mafia barcellonese che gli era stato attribuito in precedenza dall’accusa. Poi stabilirono che bisognava rifare tutto in relazione alla condanna decisa dalla Corte d’appello di Messina per la sua appartenenza all’associazione mafiosa barcellonese solo fino al 2000, statuendo cioé che dopo quella data non c’erano elementi sufficienti a supporto dell’accusa.
Tornando al processo in corso a Reggio Calabria il sostituto procuratore generale Adornato ha poi chiesto la rideterminazione della pena a 3 anni di reclusione per il secondo reato che faceva parte del procedimento, cioé la calunnia a danno dell’avvocato Fabio Repici e del collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano. Accanto alle accuse della prima ora s’era infatti aggiunta in corso d’opera una contestazione suppletiva, in relazione a un esposto presentato nel luglio 2011, a un verbale di sommarie informazioni rese ai Ros nell’ottobre 2011, e infine a un interrogatorio del luglio 2012; atti in cui Cattafi accusò falsamente Repici di aver determinato la collaborazione di Bisognano, per indurre l’ex capo dei Mazzarroti a rilasciare dichiarazioni accusatorie nei suoi confronti. Questa parte della sentenza è ormai divenuta definitiva.
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