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Stretto: il Ponte al centro del progetto Svimez

L’obiettivo prioritario: ridurre in 3 ore e 30 minuti il collegamento Roma-Catania e creare la grande Città metropolitana dello Stretto, vera e propria Capitale mediterranea

Adriano Giannola è presidente della Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Aurelio Misiti presiede il Cnim, il Comitato nazionale italiano per la manutenzione. Pier Paolo Maggiora è l’archistar che guida il progetto “Arge”. Hanno firmato insieme un documento, “Progetto di sistema: per il Sud in Italia e per l’Italia in Europa”, consegnato al Governo nazionale per essere inserito nel Piano di resilienza e di rilancio previsto nell’ambito del Recovery Fund. A pagina 10, tra le grandi priorità indicate, vi è il capitolo dedicato al “collegamento Reggio-Messina attraverso il Ponte”.
Prendono nettamente posizione i vertici di alcuni dei soggetti più qualificati sul fronte della lotta alle diseguaglianze tra Sud e Nord. «Il collegamento stabile tra Messina e Reggio Calabria, necessario alla realizzazione della “Roma-Catania, 3 ore 30 minuti”, richiede la realizzazione del Ponte, il cui progetto, necessariamente rivisitato per tener conto del nuovo disegno strutturale, è definito in funzione degli straordinari progressi scientifici e tecnologici intervenuti nel corso degli ultimi decenni.

È importante rilevare che, in queste grandi opere, accanto ad uno straordinario miglioramento tecnologico, si accompagna un altrettanto significativo trend di diminuzione dei costi. All’interno di questa logica, in definitiva, il Ponte non appartiene più alla categoria delle opere di “ingegneria civile” ma ha tutte le caratteristiche di un’opera di “ingegneria industriale”. Ecco, dunque, quale sarebbe la grande svolta secondo Svimez, Cnim e Arge: il Ponte come tassello fondamentale della ripresa industriale del Paese.

«Seguendo questo indirizzo realizzativo – sostengono Giannola, Misiti e Maggiora – trova assoluta conferma il disegno progettuale di un Ponte a tre campate, con un rapporto dimensionale tra campata centrale e campata laterale di “a-2a-a”, per una lunghezza totale di 4 mila metri, con una campata centrale di 2 mila metri e due campate laterali di mille metri ciascuna. A supporto di queste considerazioni, è da sottolineare che, a partire dal 1995, cioè dalla data di costruzione del Ponte giapponese “Akashi”, si sono realizzati nel mondo oltre 100 ponti sospesi e nessuno di essi ha una campata superiore ai 1991 metri dell’Akashi.

È, infine, importante sottolineare che il nuovo disegno del Ponte, risulta molto migliorativo rispetto a quello del 1992, sia per quanto concerne la sicurezza e l’impatto ambientale sia per quanto riguarda la funzionalità e la percorribilità ferroviaria sia ancora per quanto si riferisce all’economia dei costi, che diminuiscono drasticamente».

Il Ponte, cioè l’opera di collegamento tra Sicilia e Calabria, viene inserito nel contesto generale della ridefinizione della mobilità a grande scala, con il progetto “Roma-Catania, 3 ore 30 minuti”, congiungendo l’Isola al Continente, ricongiungendo il Sud con il Centro-Nord, ripristinando quell’equilibrio territoriale a lungo auspicato e mai realizzato: «Un obiettivo concreto perfettamente conseguibile entro il 2025». Sempre che si sfrutti l’opportunità preziosa offerta dal Recovery Plan.
Nel Piano di resilienza, almeno secondo la proposta di Svimez, Cnim e Arge, un altro capitolo dovrebbe essere dedicato proprio alla “Grande Città metropolitana dello Stretto”, resa possibile dall’Alta velocità-Alta capacità Roma-Catania e dal Ponte: «Si tratta di costruire il baricentro naturale del Mediterraneo, assumendo un ruolo di Capitale, per incontestabilità storica e per l’oggettiva singolarità di trovarsi posizionato geograficamente nell’antico luogo dell’intero Mediterraneo comune. Una “Città Capitale” che ospiterà strutture d’eccellenza, «a partire da un nuovo grande Politecnico interuniversitario», con l’insediamento di strutture avanzate di ricerca e di formazione di rilevanza internazionale. Non è un’utopia, ma un “Recovery Plan” perfettamente attuabile, se solo ci fosse la volontà politica.

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