Messina lascia, Catania raddoppia. Potrebbe essere questo lo slogan di alcune delle ultime decisioni di Palazzo Zanca nel settore della cultura e degli spettacoli. Due episodi, su tutti, sono emblematici: la rinuncia ai concerti estivi riprogrammati per il 2021, che dallo stadio San Filippo “traslocheranno” al Cibali di Catania; la fuoriuscita dalla Fondazione di Taormina Arte, con quest’ultima che volge, adesso, il suo sguardo a nuove, possibili sinergie proprio col capoluogo etneo.
Proprio il caso TaoArte, però, palesa ancora troppe zone d’ombra, a partire dall’assunto di base: Messina è già fuori dalla Fondazione? In realtà sembra di no, tant’è che nella delibera sulla ricognizione delle società partecipate di Palazzo Zanca, piombata ieri prima in commissione e poi in consiglio comunale, nella disamina sulle partecipazioni pubbliche c’è anche quella su TaoArte. Una citazione che ha fornito l’occasione al Partito democratico di riaprire il dibattito, con toni che si sono sempre di più animati. Già in mattinata, in commissione Bilancio, era stata Antonella Russo del Pd ad incalzare l’assessore Dafne Musolino. «Non non siamo stati buttati fuori – ha detto la Russo –, è stato il commissario della Fondazione a prendere atto della volontà politica del sindaco, nonostante per ben due volte il consiglio comunale si fosse espresso in direzione contraria». Il secondo “round” si è consumato nel pomeriggio in Consiglio, quando in aula, stavolta, era presente proprio Cateno De Luca.
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