Chi e come deve andare in isolamento? Chi in quarantena? Quando iniziano o finiscono queste fasi? E quali sono i compiti del medico di famiglia? Domande sempre più frequenti, alle quali dà risposta una circolare dell'assessorato regionale alla Salute, inviata venerdì alle Asp e ai sindacati dei medici, chiarendo cosa avviene caso per caso.
Positivo al molecolare
È il caso del paziente che risulta positivo al tampone “classico”, effettuato o dalle Usca o da un laboratorio autorizzato. Il medico di famiglia redige il provvedimento di isolamento fino a guarigione e lo trasmette all'Asp, quindi esegue il cosiddetto “follow up” telefonico col paziente, assistendolo a distanza. L'Asp, invece, richiede il primo tampone di controllo alle Usca, che saranno responsabili della programmazione di eventuali controlli successivi, in base ed eventuali sintomi o persistenza della positività. È sempre il medico di famiglia a redigere il provvedimento di fine isolamento e a trasmetterlo all'Asp, in base a tre casistiche: per i casi positivi asintomtici: la fine dell'isolamento avviene almeno 10 giorni dopo il primo tampone, con tampone molecolare negativo effettuato al termine del periodo di isolamento; per i casi positivi sintomatici la fine dell'isolamento è prevista dopo almeno 3 giorni senza sintomi ed almeno 10 giorni di isolamento dalla comparsa dei sintomi (ad eccezione della perdita di olfatto e gusto), con tampone negativo a fine periodo; per i casi positivi a lungo termine, invece, l'isolamento termina dopo almeno 7 giorni senza sintomi (con le stesse eccezioni di cui sopra) e almeno 21 giorni dalla comparsa dei sintomi o dal primo tampone positivo in caso di persona sempre asintomatica. In quest'ultima casistica il tampone negativo a fine isolamento è richiesto solo per i soggetti immunodepressi e i lavoratori che debbano rientrare in azienda.
Positivo al tampone rapido
Anche in questo caso il medico di famiglia trasmette tutto all'Asp e assiste telefonicamente il paziente, con l'Asp che si occuperà di chiedere all'Usca di effettuare un tampone molecolare di conferma. Se il test di conferma dovesse risultare negativo, il medico di famiglia dispone subito la fine del periodo di isolamento. In caso di positività, invece, si rientra in tutto ciò che è previsto per quanti risultano positivi al tampone molecolare.
Contatti stretti o “sospetti”
Il medico che viene informato sul contatto di un proprio assistito con un caso confermato deve prima accertarsi che il paziente rientri nella definizione di contatto stretto, quindi redige il provvedimento di quarantena. Nel trasmetterlo all'Asp, deve specificare se il soggetto è: persona che vive o entra in contatto regolarmente con soggetti fragili o a rischio di complicanze; soggetto fragile o a rischio di complicanze; convivente di caso Covid. Per queste categorie, infatti, l'Asp dovrà disporre ed effettuare un tampone molecolare di fine quarantena. Il medico di famiglia assiste telefonicamente il paziente: se quest'ultimo è asintomatico e non rientra in quelle tre categorie, effettua tampone rapido al decimo giorno dalla data dell'ultima esposizione con il caso positivo. In caso di negatività, il medico dispone la fine della quarantena; in caso di positività, sarà necessaria la conferma del tampone molecolare e la procedura diventa identica a quella di qualsiasi altro positivo. Il medico di famiglia può redigere il provvedimento di fine quarantena, se il paziente è asintomatico, anche dopo una quarantena di 14 giorni dall'ultima esposizione al caso positivo (sempre con le eccezioni di quelle tre categorie) senza effettuare il tampone, allegando la dichiarazione di assenza di sintomi. Il contatto di un caso Covid è qualsiasi persona esposta ad un caso probabile o confermato Covid in un lasso di tempo che va da 48 ore prima dell'insorgenza dei sintomi fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell'isolamento del caso. Se il caso non presenta sintomi, si definisce contatto una persona che ha avuto contatti da 48 ore prima della raccolta del campione che ha portato alla conferma e fino a 14 giorni dopo.
Come si definisce un contatto
Il contatto stretto è: chi vive nella stessa casa di un caso Covid; chi ha avuto un contatto fisico diretto con un caso Covid (ad esempio la stretta di mano); chi ha avuto un contatto diretto non protetto con secrezioni (ad esempio toccando a mani nude fazzoletti di carta usati); chi ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso Covid a meno di 2 metri per almeno 15 minuti; chi si è trovato in un ambiente chiuso (aule, sale riunioni, sale d'attesa, etc.) senza mascherina; operatori sanitari o chi assiste casi Covid o personale di laboratorio senza Dpi; chi ha viaggiato in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto ad un caso Covid.