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Una messinese dietro gli spot Ceres e Buondì Motta

Originaria di Milazzo "un luogo stupendo che potrebbe davvero dare tanto". A 18 anni ha deciso di trasferirsi a Milano perché desiderava sin dal liceo frequentare l’Accademia di comunicazione.

«Vedo la Sicilia, la mia terra, come una donna forte, combattiva, che non ha paura di niente. E che, soprattutto, lotta per emanciparsi , sapendo di avere tutte le armi per farcela». Giulia Oliva, 27 anni, copywriter, un treno lo ha preso subito dopo il diploma, consapevole che il suo sogno professionale si sarebbe potuto realizzare solo lontano da casa.

«Sono originaria di Milazzo – ha raccontato – un luogo stupendo che potrebbe davvero dare tanto. A 18 anni ho deciso di trasferirmi a Milano perché desideravo sin dal liceo frequentare l’Accademia di comunicazione. Una pazza avventura. I miei genitori mi hanno sempre spronata ad essere autonoma. E per questo motivo non mi hanno accompagnata a Milano per cercare casa. Scelta lungimirante, la loro, perché sapevano che mi sarei dovuta fare le ossa e che il mio sarebbe stato un biglietto di sola andata».
L’indole creativa Giulia l’ha ereditata da nonno Nino, che amava trascorrere i pomeriggi liberi nel suo “piccolo regno“, la sua officina, dove creava oggetti unici con semplici materiali. Una figura insostituibile nel suo cuore, che le ha trasmesso anche la passione per la pubblicità, semplicemente registrandole, quando era bambina, le reclame su vhs. Unica “arma” che riusciva a tenerla a freno, insieme a “Non è la Rai“: «Nel mondo del lavoro mi sono tuffata subito dopo gli studi. Ho iniziato in “ServicePlane“, a 21 anni: ero la più piccola, e forse ero vista come una marziana fra gli adulti, ma, se riesci a farti apprezzare professionalmente, l’età non conta più. Esperienza importante che è durata un anno. Poi sono approdata in “Rba Design“, dove ho avuto la possibilità di dare “un nome alle cose.” E proprio qui è fiorita la “Blue bridge” della Ceres».

Da giovane professionista, la milazzese ha continuato a immagazzinare “skills”, consapevole che, in questo mestiere, bisogna essere simili a una spugna. Fino al momento del suo arrivo, tre anni fa nell’agenzia indipendente di marketing e comunicazione “Connexia.” «Per me è un ambiente molto stimolante, dove sono riuscita subito a sentirmi parte integrante di un progetto. L’agenzia conta oggi 145 collaboratori, e ogni singola persona è valorizzata per quello che è e sa esprimere». La campagna Buondì Motta è una delle ultime “creature” dell’agenzia: tutti i progetti di comunicazione sono sempre frutto di un lavoro di squadra, in cui niente è lasciato al caso. «Lo spot tv è stato ideato in coppia con la collega art director Benedetta Biassoni, sotto la direzione creativa di Riccardo Catagnano e Adriano Aricò. Di solito partiamo dai dati e dall’analisi di target e aspettative del consumatore, ma questa volta siamo stati meno fedeli ai processi creativi che contraddistinguono l’approccio di “Connexia”: ci è bastato lasciarci ispirare dalle conversazioni sui social. Il momento storico che viviamo vede sempre più spesso in primo piano loro: i “complottisti.” Sono ovunque e si manifestano in continuazione, per dare un senso a ciò che non riescono a spiegarsi. E, senza dubbio, nello logiche complottiste, dietro una colazione “golosa e leggera”, è abbastanza ovvio si debba celare qualcosa “che non ci dicono”, poiché è semplicemente impossibile per i loro che non sia così». Il claim della campagna, dunque, diventa «una cospirazione golosa e leggera», con un gioco di parole che va a sostituire il termine “colazione” con “cospirazione.”
La 27enne, intanto, continua il proprio percorso convinta che Milano rappresenti solo una tappa: «La Sicilia mi riscalda il cuore e Milano mi rinfresca la mente. La vedo come un punto di partenza, non di arrivo. Mai come oggi è tutto in divenire: capiamo ciò che è davvero importante, soprattutto quando parliamo di legami e famiglia». I progetti futuri sono davvero tanti e vanno portati avanti, con determinazione, anche a costo di investire qualche weekend per portare a compimento il lavoro: «I sogni non li tengo custoditi nel cassetto, ma nella tasca dei jeans, a portata di mano. E un giorno mi piacerebbe diventare direttore creativo di un’agenzia».

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